
Alla morte di Victor, non c’è più motivo di tacere. Le resistenze di Violetta si sgretolano: è il momento di raccontare ciò che la sua famiglia ha vissuto. Si torna indietro nello spazio e nel tempo, fino alla Germania nazista, nella periferia di Monaco. La famiglia Mahler, benestante e agiata, ha sempre vissuto in città. Ilse, madre di sei figli, lotta ogni giorno contro un marito inebriato dai piaceri dell’alcol e manesco. Ogni sua adolescenziale speranza sull’amore è andata in pezzi, circondandola di angoli bui dai quali guardarsi le spalle per non farsi mai più cogliere vulnerabile. Ad aggiungersi ai suoi nemici, arrivano coloro che condividono con lei lo stesso sangue tedesco. Arriva la guerra. Così, a deluderla, è prima suo marito e poi la sua Nazione. Rimasta vedova, Ilse prende in mano le sorti della famiglia, sfuggendo ai bombardamenti che, nel 1942, squarciano il cielo di Monaco. La meta è decisa: a proteggerli sarà la casa in campagna di proprietà della famiglia di Ilse. Tuttavia, la guerra ha strappato loro il diritto di poterne rivendicare il possesso, avendola trasformata in un ospedale per i soldati feriti. È qui che inizia il processo di adattamento della famiglia Mahler. Essi dovranno imparare a vivere di nuovo, lontani dagli agi con i quali sono cresciuti, maturare affilando gli artigli sulla realtà più dura e crudele della storia e contando, quando ne hanno la fortuna, sulla famiglia. Ilse, madre e donna, è pronta a votare sé stessa per la propria personale battaglia: proteggere i propri cari ad ogni costo. Ad avvalorarsi il privilegio delle cure della coraggiosa donna è anche l’ultimo singolare arrivato: un bambino con una stella cucita addosso, un sacchetto di farina alla mano ed il dolore dipinto in volto...
Carolina Pobla, dopo aver lavorato per oltre trent’anni come coreografa nel mondo della danza, si innamora della scrittura, riscuotendo un successo mondiale con I gerani di Barcellona. Il suo secondo romanzo è I fiori di Monaco con il quale l’autrice mostra, attraverso gli occhi di Ilse e le vicissitudini che la famiglia Mahler si troverà ad affrontare, la vita nelle campagne della Germania nazista. Il clima che Carolina Pobla vuole ricreare è quello dell’inconsapevolezza alla quale era costretto chiunque non avesse la malcapitata opportunità di poter vedere le atrocità hitleriane con i propri occhi. Se l’intento è lodevole, la resa lo è stata meno. La scelta di un romanzo corale e familiare sarebbe sicuramente azzeccata, se i personaggi che danno la voce alla storia non parlassero tutti con lo stesso tono. Leggendo le pagine del romanzo si ha l’impressione che venga raccontato da una sola voce: elemento di forte limite per un romanzo corale. La chiave sta nella caratterizzazione che, se non per brevi tratti nel personaggio di Ilse, manca assai spesso. Sicuramente una narrazione camaleontica: ambientandola in qualunque altro periodo storico, essa non subirebbe particolari stravolgimenti. Se ciò che si cerca è leggerezza, amori fugaci che tingano di rosa un periodo storico dai risvolti drammatici allora sicuramente ha di che intrattenere. Tuttavia, troppo spesso tra le pagine si cade in antipatici cliché, peccando così di poca sensibilità nell’adattamento storico. Quello dell’inconsapevolezza nazionale sarebbe stata una tematica interessante e uno sguardo nuovo sul periodo, tuttavia, l’intento va a sfumare tra le pagine diventando, semplicemente, una bella storia di come una madre vedova si ricostruisce una vita in campagna tra gioie e dolori.