
Sull’Isola dell’Asinara corre il 27 febbraio del 1960 e il maestrale sferza ferocemente. I detenuti della colonia penale sono appena rientrati nella diramazione centrale e sono in fila per l’appello. Non manca nessuno. Sciolte le righe, il detenuto De Magistris rientra nel cortile e comincia a cantare Tu vuo’ fa l’americano. A dieci metri da lui il detenuto Labate, sessantasei anni, prossimo all’uscita, lo punta e gli va incontro. Sette persone si mettono in cerchio a oscurare la vista della guardia e De Magistris viene accoltellato. Quando il secondino si accorge dei fatti, corre a dare l’allarme. I detenuti vengono fatti stendere a terra e un agente corre a chiamare il medico e il direttore, Pietro Piscopio. Quando arrivano sul luogo del misfatto, il dottore esamina l’accoltellato e riferisce al direttore: non è in pericolo di vita, ma va portato immediatamente all’ospedale di Sassari per essere curato adeguatamente. C’è però una tempesta in corso e il mare è forza sette. Non è possibile effettuare alcuno spostamento. E sull’isola non ci sono nemmeno gli antibiotici adatti: quelli disponibili sono scaduti. Il dottore lo aveva fatto presente a Piscopio già da diverso tempo…
I fuggitivi è l’ultimo romanzo di Marco Dell’Omo, navigato giornalista italiano che per più di trent’anni ha seguito la politica per ANSA e ha scritto alcuni documentari per la Rai e per Sky – Onde Radicali, Buonasera presidente, Oriana – Il lato nascosto della luna e Mariangela Melato – Il gioco della verità. Il romanzo è ambientato sull’isola dell’Asinara durante gli anni Sessanta. A quel tempo l’isola era una colonia penale agricola con diverse diramazioni che rispondevano a una direzione centrale. Più che punitivo, era un carcere rieducativo e questo emerge molto bene nello scritto di Dell’Omo. La vicenda segue sia il soggiorno della famiglia del direttore Pietro Piscopio, composta anche da sua moglie Arianna e dal loro figlio Matteo, sia inevitabilmente le esperienze carcerarie di alcuni detenuti, sia l’arrivo di alcuni pescatori ponzesi, che turba la relativa tranquillità dei Piscopio. In particolare, più che lo svolgimento in sé e per sé, molto interessante è vedere, all’interno de I fuggitivi, come le dinamiche carcerarie influenzino i rapporti e come questi siano sempre alla ricerca di una nuova e definitiva posizione. Per citare due esempi: le continue trasformazioni degli umori di Pietro e Arianna, o anche tra Arianna e il detenuto Lamanna, che variano a seconda di chi ne è testimone. Una nota a parte la merita il finale, totalmente inatteso e a sorpresa. Se all’inizio può sembrare una trovata che a malapena sta in piedi, una volta assorbito rivela avere un suo solido perché.