
Italo Calvino rivela a Carlo Cassola di aver letto con interesse Anna e i comunisti, ma di averne colto il senso più profondo solo dopo la lettura de Il taglio del bosco che reputa un libro ancor più capace di fornire “la misura migliore dell’impegno e la chiave dello stile” dello scrittore di Grosseto. Consiglia in maniera perentoria a Raffaello Brignetti di non scrivere più articoli di giornale, soprattutto resoconti di viaggio, perché il mestiere di scrittore si alimenta di una lenta rielaborazione del vissuto e diviene, pertanto, incompatibile con quello di giornalista. Ad Anna Maria Ortese, che gli ha indirizzato una lettera in cui si lamentava di versare in precarie condizioni economiche, risponde che è difficile trovare un lavoro e soprattutto piacevole. Ma in compenso si congratula con lei e la esorta a gioire, in quanto trova che il suo libro di cui le sta inviando le bozze sia bellissimo e le propone come intitolo Il mare non bagna Napoli. Si congratula con Beppe Fenoglio per la capacità, riscontrata ne La paga del sabato, di riuscire a cogliere “situazioni psicologiche particolarissime con una sicurezza” che egli trova assai rara. Non ha gradito, invece, Il viaggio di Fortunato Seminara. Ma nel dirglielo ammette che egli nutre prevenzione nei confronti delle narrazioni in cui sono presenti dei pazzi. A Elio Vittorini, con il quale intrattiene una fitta corrispondenza così come con Franco Fortini, scrive senza mezzi termini che de Il cappellaccio ha trovato divertente la scrittura ma inconsistente e incomprensibile la trama. Elogia Leonardo Sciascia: il “giallo che non è un giallo” A ciascuno il suo è degno se non migliore de Il giorno della civetta, perché più ironico e debitore della lezione di Pirandello...
La Mondadori pubblica una nuova edizione riveduta de I libri degli altri, denso e suggestivo carteggio, costituito da oltre trecento missive, che Italo Calvino intrattenne dal 1947 al 1981 con autori italiani ai suoi giorni già noti o ancora ignoti ma destinati a diventare celebri protagonisti dell’attività letteraria. La raccolta, che esce nella collana Oscar moderni cult, è curata da Giovanni Tesio, il quale ha attinto e scelto le lettere da una cospicua giacenza presente negli archivi della casa editrice Einaudi, presso cui lo scrittore ligure di Sanremo lavorò a vario titolo nel corso di quegli stessi anni. Ognuna delle missive selezionate reca in calce una nota del curatore che la contestualizza e fornisce al lettore informazioni sul destinatario. L’obiettivo del libro è quello di mettere in evidenza l’importanza del lavoro editoriale che Calvino svolse presso la Einaudi per trentasei anni, per valorizzare l’intensa e fervente attività di lettura editoriale svolta da un letterato che impiega – per sua stessa ammissione – “il massimo tempo della mia vita ai libri degli altri e non ai miei”. E per rammentare alla vasta schiera di coloro che amano le opere di Calvino, che egli è stato innanzitutto un grande lettore, dedito prevalentemente all’attività editoriale. Professione, questa, a cui egli si si applicò con assidua e scrupolosa dedizione, rivelando un aspetto ulteriore e non secondario del suo talento letterario – pertinente, onesto e colloquiale, sia nel dispensare consensi che nel rivolgere critiche - nella convinzione che la scrittura editoriale rappresenti una funzione di rilevante responsabilità. Leggete le missive e ne resterete affascinati.