
“Mi sposo”. Queste le parole con cui Hideaki fa il grande annuncio alla fidanzata Takako, durante una cena in un ristorante italiano nel quartiere di Shinjuku. Strano modo di comunicare alla propria dolce metà l’intenzione di convolare a nozze: di solito questo genere di decisioni si prende in due. E, in effetti, Hideaki l’argomento lo ha trattato a fondo con la propria fidanzata, solo che non è Takako, ma la collega di un altro ufficio, con cui sta insieme da due anni e mezzo. Relazione di cui la ragazza non era, ovviamente, a conoscenza. Takako, accusato il colpo, lascia il lavoro e inizia a passare la maggior parte del tempo dormendo nel suo appartamento, finché non trova in segreteria un messaggio di Satoro, quello zio un po’ strambo che aveva ereditato dal nonno la libreria Morisaki nel quartiere di Jinbōchō. Takako, più per educazione che per reale affetto verso quel parente che non vede da più di dieci anni, decide di richiamarlo. Satoro, probabilmente su richiesta della madre di Takako, le fa una proposta che lì per lì ha dell’incredibile: mollare la casa e trasferirsi nel piccolo appartamento al primo piano della libreria Morisaki, dove avrebbe dovuto lavorare al suo posto durante i turni di mattina. In effetti, l’idea di condividere gli spazi con quel suo zio così stralunato non è che la faccia saltare dalla gioia, ma è anche vero che senza più un lavoro inizia ad avere qualche problemino per mantenere l’appartamento in cui abita. Se l’alternativa è tornare nel Kyūshū dai suoi genitori, allora trasferirsi alla libreria Morisaki rappresenta il male minore. E quindi eccola scendere dal treno alla stazione di Jinbōchō, imboccare la Yasukuni-dōri, uno stradone pieno zeppo di librerie, per poi svoltare sulla Sakura-dōri, dove la sua nuova vita la sta attendendo...
Questo di Satoshi Yagisawa è un romanzo breve e apparentemente di semplice lettura, ma contiene in sé importanti percorsi di crescita ed evoluzione personale dei protagonisti. Pubblicato in Italia con dodici anni di ritardo rispetto alla sua prima uscita in Giappone, è valso al suo autore, originario di Chiba, il premio letterario Chiyoda, diventando ben presto un bestseller mondiale. I personaggi sono descritti con la delicatezza propria del popolo giapponese, tratteggiandone perfettamente le caratteristiche e le peculiarità: sono discreti, stravaganti e, comunque, sempre reali. Takako ha da poco scoperto che l’uomo con cui credeva di avere una relazione sentimentale è, in realtà, fidanzato con un’altra donna e si rifugia nella solitudine. In suo soccorso accorre una fata madrina un po’ fuori dagli schemi, quello zio strambo e da lei non particolarmente stimato. Sarà lui, insieme al potere lenitivo della buona lettura, ad accompagnare Takako nel suo percorso di crescita personale e di (ri)scoperta di sé. Vera protagonista del romanzo, infatti, è la libreria Morisaki. O meglio, i libri e la lettura in generale. È questo il luogo che fa da bozzolo a Takako e le permette di riemergere da crisalide a farfalla, pronta a spiccare il volo verso una nuova e promettente esistenza. L’amore per la letteratura giapponese, in primis, ma anche internazionale, permea l’intero racconto e fa venire voglia di scoprire qualcosa di più sugli scrittori nipponici nominati, come Akutagawa Ryūnosuke, Natsume Sōseki o Mori Ōgai, che per un lettore europeo possono non suonare così familiari come Faulkner, Capote o Updike. I luoghi descritti, che sembrano dipinti in un acquerello con la tecnica del Nihonga, riportano alla mente le immagini caratteristiche del Giappone: dalla natura incontaminata dei monti con i loro antichi santuari arroccati, alle luci delle strade di Tokyo, dove svoltando in una viuzza secondaria può accadere di avere la sensazione di trovarsi su un pianeta completamente diverso, magari accanto all’entrata di un tipico kissaten in legno, come il Subouru del romanzo. L’unico punto a sfavore dell’intero libro di Yagisawa è, quindi, essere così appetitoso da leggersi, o meglio, mangiarsi, in un sol boccone.