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I miracoli esistono

I miracoli esistono

Questa mattina, come ogni mattina, le cose si ripetono allo stesso modo a casa di Alice. Mentre suo padre si precipita al lavoro, neanche stesse partecipando a una gara di atletica, la mamma si attarda a fare colazione, scegliendo con cura quale marmellata spalmare sul pane abbrustolito appena preparato. Alice, invece, con la voce ancora impastata di sonno – la Pasqua si sta avvicinando e lei, le ripete sempre sua madre, sente la primavera – si appresta a bere la tazza di latte fumante che la madre le prepara ogni giorno. Suo padre si occupa della contabilità di un’azienda di trasporti, mentre la mamma è responsabile dell’ufficio stampa di una casa editrice. La mamma ha appena comunicato ad Alice che il postino ha commesso un errore e ha lasciato nella loro cassetta della posta anche ciò che è destinato in realtà a Brigitte. Si tratta di un pacco, che Alice le porterà subito dopo la scuola. Brigitte, che è ungherese, è la sua vicina di casa e la sua migliore amica. Il loro rapporto è cominciato quando la donna è diventata la sua baby-sitter. Quando Alice era più piccola, sua madre si è ammalata – nessuno le ha mai detto di cosa si trattasse, ma la ragazzina è sempre stata un asso nell’origliare le telefonate e le conversazioni tenute dietro le porte chiuse – e si è dovuta sottoporre a cure molto invasive. In quel periodo suo padre si è rivolto a Brigitte, chiedendole di occuparsi della figlia. E così la piccola è finita in casa dell’amica ungherese, che, bravissima a preparare i dolci, le ha svelato tutti i segreti delle ricette ungheresi. Brigitte vive in Italia da oltre trent’anni ma continua a parlare con un accento particolare e molto dolce; è una donna curata che non mette mai piede fuori casa senza trucco e, da poco in pensione, ha danzato per anni prima di aprire una scuola di danza classica. Tutte le volte, però, che Alice prova a farle domande su quand’era una ragazzina come lei, Brigitte cambia argomento e i suoi occhi si velano di tristezza…

Ci sono gli eroi, quelli che amano rendere visibili le loro imprese e generare clamore attorno ad esse, e poi c’è un ex fascista che diventa eroe – uno di quelli che, pur rimanendo in silenzio e camminando sottotraccia, grida la sua straordinarietà ovunque – salvando oltre cinquemila ebrei ungheresi, strappandoli alla deportazione e alla Shoah. Sembra una favola, mentre invece si tratta di una vicenda reale, che ha come protagonista un commerciante originario di Como che, dopo essersi arruolato nelle Camicie Nere e aver partecipato alla guerra d’Etiopia e alla guerra civile spagnola, si allontana dal credo fascista, di cui non condivide l’alleanza con la Germania e la promulgazione delle leggi razziali. Giorgio Perlasca – la cui storia diventa spunto attraverso il quale Sara Rattaro, autrice genovese di romanzi per adulti e per ragazzi, riesce una volta ancora a toccare il cuore del lettore – è un uomo comune e straordinario, un commerciante che sfida la sorte, abbraccia la causa della fratellanza e decide di non voltare le spalle alla realtà cui sta assistendo in Ungheria, si rimbocca le maniche e affina l’ingegno tanto da spacciarsi console generale spagnolo. Una sorta di Mr. Schindler, insomma, che, forse, neppure si rende davvero conto dell’importanza delle sue decisioni mentre sceglie, anziché trovare rifugio nella neutrale Svizzera, di mettersi in gioco e rispondere a modo suo alla violenza e all’ingiustizia che lo circondavano. Una serie di gesti straordinari compiuti da un uomo che, a distanza di anni, continua a insegnare che opporsi all’ingiustizia e al male è possibile sempre, basta liberarsi dello scudo di indifferenza dietro il quale troppo spesso ci si nasconde perché questa, purtroppo, è spesso la scelta più comoda. La Rattaro sa parlare ai ragazzi e attraverso la figura di Alice – una ragazzina moderna impegnata a integrarsi in una realtà nella quale, a volte, è più semplice fingere di non vedere le storture della vita e muoversi uniformandosi alla massa – e di Brigitte – la vicina di casa ungherese bravissima nel preparare dolci e altrettanto brava a nascondere i segni che la guerra e la deportazione le hanno inciso sulla pelle e nell’anima – racconta a ogni giovane che non è necessario ostentare e che un gesto d’altruismo non ha bisogno di fama o ricompensa per brillare. Le vicende di Perlasca e di Brigitte e il loro amore gratuito nei confronti di chi è costretto a subire le brutture di una guerra infame accendono la coscienza di Alice, che impara a dire no a ciò che reputa ingiusto e a farsi voce fuori dal coro, capace di farsi ascoltare in maniera forte e chiara. Una lettura intensa, scritta per i ragazzi ma fruibile anche da un pubblico adulto; una storia che merita di essere conosciuta e che celebra una persona capace di misurarsi in azioni dalla portata immensa, conservando tuttavia la modestia, la riservatezza e la ritrosia che fanno di un uomo ordinario un vero eroe.