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I nostri occhi sporchi di terra

I nostri occhi sporchi di terra

1945: Davide Angelico, capo di un gruppo di partigiani, trova riparo, ferito, in un casolare di campagna dove una bambina, Ella, e la madre gli offrono le cure ed il cibo necessario per rimettersi in sesto. Giorni dopo le saluta, ringraziandole e promettendo di tornare, ma sparisce apparentemente per sempre. Fine anni ’60: un professore di filosofia dell’Università La Sapienza di Roma ha lo stesso nome ma in apparenza quasi nulla in comune con quel partigiano: molti suoi studenti lo adorano, ma uno di loro, proprio il più brillante, Giulio, lo prende da parte e gli ricorda un episodio che egli voleva rimuovere e far rimuovere a chiunque: a guerra già finita, un repubblichino venne ucciso a sangue freddo, e per Giulio è proprio il professor Davide Angelico il colpevole. Quel repubblichino caduto era il padre di Giulio. A indagare saranno due donne dal coraggio, dalla forza e dalla coerenza straordinarie: la figlia di Davide, Maddalena, che dopo anni all’estero viene richiamata in Italia dalla polizia piemontese perché è il forte sospetto che il padre, del quale non ha mai saputo molto e che per scelta non vede e non sente da anni, si sia suicidato; e l’amante di Davide, Ella, sposa proprio di Giulio e che ha sempre oscillato tra entrambi gli uomini, che viene agganciata per strada da Maddalena dopo un lungo pedinamento, attuato in quanto sospetta, da alcuni commenti del padre molto indietro nel tempo, che Ella possa esser stata una donna importante per Davide. La loro indagine passerà attraverso ricerche e interviste a svariati personaggi che hanno vissuto sulla propria pelle vicende e sventure della guerra; non tutti costoro saranno disposti a collaborare, anzi, Maddalena ed Ella se la vedranno brutta più di una volta anche fisicamente, ma molte saranno le sorprese, non solo inerenti la guerra ma anche altri fondamentali nodi esistenziali della loro vita e di quella di Giulio e Davide…

Il romanzo, candidato al Premio Strega 2021 da Alberto Bevilacqua e Guido Davico Bonino, è in realtà uscito già nel 2009 ma viene meritoriamente riproposto da Baldini + Castoldi: i suoi fondamenti sono una caratterizzazione e introspezione psicologica molto intensa e convincente in ognuno dei personaggi principali, che realmente fuoriescono dalle pagine, ciascuno nei suoi tratti distintivi; e nel contempo una lucida conoscenza dei fatti storici, non solo inerenti il secondo conflitto mondiale ma tutto ciò che ne è scaturito a livello di distorsioni politico/ideologiche sino ai giorni nostri. I toni risultano ben dosati e Buzzolan riesce nella non facile impresa di non essere mai didascalico; i fatti pur nella loro numerosità e complessità compongono una vicenda di cui l’autore non perde mai le redini, evitando con successo il rischio di lasciare qualcosa di non spiegato, di non chiarito. Attraverso la storia, si dipanano con nettezza contrapposizioni e contraddizioni di almeno sessanta anni di storia italiana. Non può essere poi sottaciuta la vivida immaginazione e sensibilità dell’autore nell’articolare e descrivere le vicende umane ed esistenziali soprattutto dei quattro personaggi principali sopra indicati: pur nella loro eterogeneità, infatti, esse riescono a rivelarsi universali. Per molti lettori la tenacia, coerenza e riservatezza di Davide, il furore vendicativo di Giulio che intende rimarginare almeno in parte ferite giovanili, l’eterna sospensione tra carriera e ricerca di amore di Ella e infine la determinazione di Maddalena nel cercare una verità definitiva sulla figura paterna potranno essere in tutto o in parte familiari, se non persino taumaturgiche come a volte sa essere un’ottima e profonda lettura.