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I numeri dispari sono di troppo

I numeri dispari sono di troppo

La voce di Alessio ridesta Paolo che trova la forza di aprire gli occhi. Tossisce sputando fuori acqua salata, a fatica tenta di tirarsi su e chiede se anche gli altri ce l’hanno fatta. Alessio lo rassicura, anche Marco è salvo, si è svegliato ma forse ha una gamba fratturata. Poco distante da loro il ragazzo si tiene il ginocchio con entrambe le braccia, la spiaggia è deserta. Si guardano intorno in cerca degli altri, ma loro tre sembrano gli unici ad essere arrivati sin lì. Per un attimo gli sembra di intravedere tra le onde il profilo di Jerry ma il suo corpo sparisce all’improvviso, inghiottito dal mare. Poi una figura minuscola si avvicina a passo rapido, quando l’immagine diventa nitida capiscono che si tratta del cigno azzurro, che comunica loro che le due ore sono terminate. Il crudele gioco dell’uomo fantino si è nuovamente palesato, e ancora una volta un detenuto ha avuto la possibilità di scegliere tra la propria libertà e il bene degli altri. E poi la storia vera di Paolo e l’incontro con sua moglie, un innamoramento a prima vista, la storia vera di Alessio e del galeone che ha costruito con le sue mani e la storia vera di Marco, il suo carisma, la sua pungente ironia, la storia di Jerry, Robert, Rosario, Salvatore e Francesco…

Questo libro in due parti nasce da un progetto ideato dallo scrittore Salvatore D’Ascenzo, autore del reportage Mattoncini rossi dedicato al terribile terremoto del 2005 in Nepal, insieme a Asteria Casadio della casa editrice Evoé, all’interno della Casa Circondariale di Castrogno in provincia di Teramo. Si è iniziato con la lettura del libro di D’Ascenzo da parte di un gruppo di detenuti, ma ben presto i partecipanti hanno manifestato la volontà di condividere i propri stati d’animo, le proprie emozioni, le proprie paure e la voglia di raccontare la propria vita, un modo per dimostrare a tutti che anche all’interno della prigione esiste una quotidianità fatta di rapporti sociali, scambi, progetti, speranza. Nel giro di un po’ di tempo è nato all’interno del gruppo eterogeneo di otto detenuti del carcere di alta sicurezza, distanti per cultura ed età, un senso di coesione che ha portato alla voglia di costruire qualcosa in comune, condividendo idee e suggerimenti per la realizzazione di questo libro, un’esperienza che ha arricchito l’intero gruppo di lavoro.