
Un uomo si sveglia nel cuore della notte, destato da una orribile risata. Con terrore scopre che la risata proviene dalla moglie, che continua a dormire al suo fianco con gli occhi spalancati e sul viso una espressione carica di odio. La scena si ripeterà per tutte le notti seguenti e porterà l’uomo a riflettere a fondo sulla sua relazione di coppia... Un uomo incaricato di sorvegliare un palazzo scopre che le cantine di quell’edificio celano una giovane donna sporca e denutrita. Commosso dalla sua condizione l’uomo comincia a portarle delle provviste, ma l’appetito della donna cresce a dismisura e sembra che nulla lo possa saziare... Nel giorno del suo quarantesimo compleanno, un uomo si mette i suoi abiti più eleganti ed esce di casa alla ricerca di un palazzo da cui potersi buttare nel vuoto per suicidarsi. L’incontro con una giovane donna vestita da sposa che ha il suo stesso progetto darà però una svolta inaspettata al suo piano originario... Un uomo decide di marcare simbolicamente l’inizio di una nuova fase della sua vita facendosi fare un tatuaggio, ma questo è solo l’inizio di un processo che alla fine lo porterà ad avere il corpo tutto ricoperto da figure che ritraggono gli eventi che lo vedono protagonista... Due adolescenti vivono la loro storia d’amore e finiscono su una spiaggia, incuranti del fatto che intorno a loro i corpi dei migranti affogati nel Mediterraneo stiano riemergendo dal mare...
In questo I poteri forti Giuseppe Zucco, già autore della raccolta di racconti Tutti bambini e del romanzo Il cuore è un cane senza nome, ci presenta cinque storie che si muovono al confine tra sogno e incubo, tra realtà e fantasia. L’ispirazione di Zucco si nutre di molte suggestioni, alcune esplicitamente dichiarate anche nelle brevi citazioni che precedono ciascun racconto (Rilke, Dostoevskij, Cino da Pistoia, Dickinson, Rimbaud, Dylan Thomas), altre implicite ma non per questo meno evidenti (Kafka, Landolfi, Pirandello). L’universo in cui queste cinque narrazioni portano il lettore è accomunato da alcuni tratti ricorrenti e da una atmosfera in qualche modo indefinita: i personaggi non hanno un nome, il contesto è descritto in termini molto generici, il paradosso è sempre dietro l’angolo. Più che di storie, sembra di essere in presenza di apologhi, nei quali l’indeterminatezza dei dettagli è funzionale alla necessità di toccare temi universali, validi a qualunque latitudine e per qualunque essere umano. Anche la lingua dell’autore, che spesso inclina verso il lirismo e i toni poetici, mira a creare questo tipo di effetto. Se queste sono le premesse, quello che a volte sembra mancare è proprio il guizzo finale, quel quid in più in grado di affascinare davvero il lettore, al di là della continua ricerca del colpo ad effetto che alla lunga ha il solo effetto di andare a scapito dell’efficacia della narrazione.