
“A sette anni scoprii l’emozione della vita notturna. Bastavano un libro e una piccola torcia. La torcia me l’aveva data uno zio e il libro era un regalo di mia nonna […] si intitolava A Treasury of Children’s Literature e conteneva alcuni estratti di romanzi. Ma a rimanermi impresse furono le storie delle fiabe. […] Quelle storie, con i loro preamboli rassicuranti, mi irretivano, mi tenevano incollato alle pagine. […] Dopo che sono diventato padre, le fiabe si sono intrufolate per la terza volta nella mia vita. Non sono poi così tanti gli Zog e i Babar, i Gruffalò e i Paw Patrol da leggere ad alta voce prima che ti venga voglia di passare ai classici. […] A poco a poco i miei figli sono salpati verso altri orizzonti immaginativi. Ma la mia antica passione si era riaccesa, e non ero più disposto a rinunciarvi”. Esordisce così l’autore nel prologo del suo libro per raccontarci come la passione per le fiabe abbia per lui origini lontane e come questa lo abbia portato a voler scoprire chi fossero i loro autori ed a volerli raccontare per rendere loro omaggio e ringraziarli del lavoro fatto. Perché per quanto vago possa essere il classico incipit “C’era una volta” le fiabe non sono nate in una dimensione atemporale; magari l’origine del loro nucleo narrativo risale a millenni fa - motivo per cui su di loro aleggia un perdurante alone di anonimato - ma la forma con cui siamo arrivate a conoscerle è stata data loro da un narratore che ha vissuto in un periodo storico ben preciso e che da questo è stato indubbiamente influenzato. Nonostante la popolarità di cui godono le loro storie, questi narratori sono perlopiù figure trascurate, offuscate da secoli di storia letteraria ufficiale, a volte addirittura sconosciuti perché numerosi loro testi non sono mai stati tradotti; togliere la polvere che si è accumulata nei secoli sulle loro vite ci permette di vedere le loro fiabe in una luce diversa e di capire perché, dopo tanto tempo, continuano ancora a parlarci…
Nicholas Jubber è un noto giornalista e reporter di viaggio nonché appassionato di storia. Ne I raccontastorie dà libero sfogo al suo amore per le fiabe, partendo per un lungo viaggio alla scoperta delle vite personali dei narratori che hanno dato un contributo fondamentale all’arte della fiaba, plasmando in misura significativa il canone fiabesco occidentale. A rafforzare questo concetto di viaggio nei tempi e nei luoghi in cui hanno vissuto gli autori, la mappa in apertura del libro che sostituisce l’indice classico ed introduce all’approccio da lui scelto: accantonato quello enciclopedico che gli avrebbe impedito di dedicare ai narratori l’attenzione desiderata, l’autore ha optato per la selezione di un ristretto campione di sette narratori: Giambattista Basile, Hanna Dyâb, Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve, Dortchen Wild, Ivan Chudjakov, Somadeva e Hans Christian Andersen. Il percorso è approssimativamente cronologico: dalla prima raccolta letteraria di fiabe in Europa (Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile, inizio del XVII secolo) giunge con Andersen alla metà del XIX secolo passando per digressioni che portano indietro fino al Medioevo (Kathasaritsagara di Somadeva, XI secolo). Evidente l’intento di abbracciare storie provenienti da tutto il mondo: Basile è napoletano, Hanna siriano, de Villeneuve francese, Dortchen Wild tedesca, Chudjakov russo, Somadeva indiano, Andersen danese; obiettivo evidenziare le connessioni tra storie provenienti da luoghi diversi e rendere evidente come in tutto il mondo siano state raccontate diverse versioni di una stessa storia che è quindi patrimonio condiviso. Suddiviso in sette capitoli, affronta ogni narratore con una prosa gradevole che alterna testi originali di fiabe con digressioni sulla biografia dell’autore e il contesto storico in cui ha vissuto, excursus con commenti personali sulle varie opere che ha scritto nonché ricordi collegati all’eventuale viaggio fatto da Jubber nei luoghi in cui ha vissuto. Lo sterminato apparato di fonti citato al termine del libro fa capire quanto I raccontastorie sia una perla rara per l’accuratezza dell’approfondimento sulle vite di questi autori nonché per la contestualizzazione delle fiabe e la loro comprensione ad un livello più profondo di quello che ci è stato offerto con la semplice lettura quando eravamo bambini.
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