
Le città della punteggiatura sono puramente fiabesche. Si chiamano Puntini Puntini; Punto e Virgola; Virgola; Due Punti; Esclamativo; Interrogativo; Punto. Di ognuna sono descritte in brevi capitoli le case, le donne e gli uomini, le parole, gli amori, i giochi, i mestieri, l’evoluzione e la storia. E le descrizioni hanno appunto il sapore della fiaba. Nella città di Puntini Puntini, ad esempio, le case sono costruite solo con porte e finestre: niente muri. I bambini, quando vanno a nanna, guardano in su e vedono vere stelle. Le case di Virgola, invece, hanno forma di vele e si animano con il vento. La città di Punto, ancora, ha case rinchiuse da mura, recinti ed alti cancelli: case blindate come casseforti. Cambia l’urbanistica e cambiano i caratteri degli abitanti, il loro modo di parlare, di amare, di giocare, i loro mestieri. Per rimanere alle città citate, gli abitanti di Puntini Puntini sono bravissimi costruttori di bolle di sapone e di dadi da gioco; quelli di Virgola sono principalmente pescatori, ma vi è anche chi costrusce per loro le barche; a Punto, infine, i mestieri più richiesti sono quello di autista di autobus e quello di scrittore di racconti per bambini. Sì, perché Punto è proprio il famoso “punto e a capo”, quello dei dettati di scuola, che si traccia lì dove una frase finisce perché, subito dopo, un’altra frase comincia. Dopo il punto si va a capo, anche nella vita, lo sanno bene i lettori bambini ed i lettori adulti possono impararlo…
I racconti di Punteville, che è un libro molto curato e perfino raffinato nell’impaginazione, nella grafica, nella scelta della carta, reca come sottotitolo “Ovvero le mirabolanti cronache degli uomini che viaggiarono nelle città della punteggiatura”. Ci si aspetterebbe un’opera dall’intento didattico, scritta per facilitare ai più giovani l’apprendimento dell’uso della punteggiatura; quindi un’opera strumentale, un libro a rischio di noia. Nulla di tutto ciò. Il libro è impreziosito dalle belle illustrazioni di Rita Petruccioli, illustratrice romana che ha studiato nella sua città e a Parigi e che ha esposto le proprie opere sia nella capitale francese che a Berlino e a Barcellona, le città dell’arte giovane. Le figure della Petruccioli sono stilizzate e sognanti, e tuttavia ricche di particolari e molto suggestive nei loro colori pastello intensi e netti. I racconti di Punteville è proposto come libro per bambini, ma la sua lettura può essere un piacere per tutti: se i bambini sogneranno con l’atmosfera fiabesca di testo ed illustrazione, gli adulti potranno apprezzare la sussurrata ironia che c’è nella descrizione delle abitudini di vita e dei sentimenti degli abitanti delle diverse città.
I racconti di Punteville, che è un libro molto curato e perfino raffinato nell’impaginazione, nella grafica, nella scelta della carta, reca come sottotitolo “Ovvero le mirabolanti cronache degli uomini che viaggiarono nelle città della punteggiatura”. Ci si aspetterebbe un’opera dall’intento didattico, scritta per facilitare ai più giovani l’apprendimento dell’uso della punteggiatura; quindi un’opera strumentale, un libro a rischio di noia. Nulla di tutto ciò. Il libro è impreziosito dalle belle illustrazioni di Rita Petruccioli, illustratrice romana che ha studiato nella sua città e a Parigi e che ha esposto le proprie opere sia nella capitale francese che a Berlino e a Barcellona, le città dell’arte giovane. Le figure della Petruccioli sono stilizzate e sognanti, e tuttavia ricche di particolari e molto suggestive nei loro colori pastello intensi e netti. I racconti di Punteville è proposto come libro per bambini, ma la sua lettura può essere un piacere per tutti: se i bambini sogneranno con l’atmosfera fiabesca di testo ed illustrazione, gli adulti potranno apprezzare la sussurrata ironia che c’è nella descrizione delle abitudini di vita e dei sentimenti degli abitanti delle diverse città.