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I vecchi e i giovani

I vecchi e i giovani

Le prime luci dell’alba illuminano un preoccupato Placido Sciaralla che a cavallo della sua bianca giumenta, vecchia e stanca, riflette sulla missione affidatagli da Don Ippolito Laurentano: portare una missiva al fratello di questi. Recarsi nella tenuta di Don Cosmo Laurentano è sempre penoso, un rischio per la vita stessa, per via di quel vecchiaccio di Mauro Mortara, fanatico garibaldino preso sotto la protezione del vecchio Principe Gerlando Laurentano. Sciaralla è costretto da un nostalgico Don Laurentano Ippolito, rimasto fedele al passato Governo delle Due Sicilie, ad indossare la divisa in calzoni rossi e cappotto turchino dell’esercito borbonico e Mortara che quella divisa proprio non la può vedere, si diverte ad aizzargli i suoi tre cagnacci con cui se la intende manco fosse un cane anche lui. Don Ippolito ha deciso di sposarsi con Donna Adelina, una nubile zitellona che ha il pregio di essere sorella di Flaminio Salvo, ricchissimo proprietario delle zolfatare. Matrimonio che ha il solo fine di portare vantaggi economici e di prestigio alle due famiglie ma che lega due persone completamente opposte, lei svampita ed ignorante, lui un sessantacinquenne, vedovo da dieci, composto e aristocratico. Flaminio Salvo, simbolo della nuova borghesia, è un arrampicatore sociale, un politicante affarista senza scrupoli che approfitta della nuova situazione politica e sociale per trarre il maggior vantaggio possibile senza riguardi per nessuno. Neanche per la figlia Dianella, che sa essere innamorata di Aurelio Costa, l’ingegnere che lui ha nominato direttore a capo delle zolfatare e che sfrutta abilmente. Tanto abilmente da mandarlo a Roma per chiedere al Ministro un consorzio di produttori di zolfo promesso ai lavoratori, sapendo che verrà rifiutato. Consapevole del pericolo, lo farà comunque tornare alle zolfatare dove verrà barbaramente ucciso dal popolo in rivolta insieme a Nicoletta Capolino, sua compagna di viaggio. Non da meno è Ignazio Capolino, un rappresentante della nuova e corrotta classe politica, che sfrutta la sua bellissima moglie Nicoletta, amante di Flaminio Salvo, per fare carriera. Alla notizia della morte di lei la sua sola preoccupazione sarà trovare un altro modo per rientrare nelle grazie del Salvo o per non esserne completamente distrutto. Intanto Roberto Auriti è tornato a Roma dopo la cocente delusione della sconfitta alle elezioni in Sicilia. Roberto viene coinvolto nello scandalo della Banca Romana. Il suo nome risulta nell’indagine su soldi indebitamente sottratti dalle casse della banca. La verità è che si è fatto prestanome per il caro amico Corrado Selmi, contraente di ingenti debiti per amore di Giannetta D’Atri Montaldo. Auriti viene arrestato e Selmi, disperato, si suicida non prima di aver scagionato l’amico con un’ultima lettera contenente la verità…

Pirandello scrive I vecchi e i giovani nel 1906, pubblicandolo nel 1909 prima in racconti nella “Rassegna Contemporanea” e poi in volume nel 1913. L’opera può essere definita un racconto storico che ha come teatro della narrazione la rivolta dei fasci siciliani esplosa tra il 1892 e il 1894 e lo scandalo della Banca Romana. È anche un racconto autobiografico. Il nonno fu mandato in esilio a Malta e il padre, Stefano, era un garibaldino mentre lo zio fu coinvolto nello scandalo della Banca Romana. Il romanzo storico non è l’ambiente preferito dello scrittore che comunque si cimenta in un’opera dove i personaggi sono tratteggiati con abilità teatrale e si muovono sul palcoscenico di un’Italia attraversata da lotte sociali e scandali politici e finanziari. Ad ogni dramma personale ne corrisponde uno più grande, sociale. E così Mauro Mortara, vecchio garibaldino, deluso dai concittadini che si ribellano a quello Stato che lui ha contribuito a far nascere, sarà ucciso per errore dai soldati italiani chiamati a sedare le rivolte dei Fasci e il suo sangue scorrerà, per ironia, proprio con quello dei traditori della Patria. Don Ippolito, nostalgico borbonico e il fratello, nostalgico della vita, oramai vivono rinchiusi nelle loro ville. La vita è passata, gli errori fatti non possono più essere corretti, Don Ippolito non riuscirà ad ottenere il perdono della sorella Donna Caterina. Don Cosmo, rivolto ai giovani, definirà le cose della vita …realtà di un momento, minchionerie. E i giovani? Anche loro sconfitti, delusi, sentono passare il momento tanto atteso senza poterne approfittare. Lando Laurentano, amaro nell’animo, vede la “vigna già vendemmiata”, il tempo scaduto per organizzare una grande lotta di classe. Roberto Auriti, eroe nazionale, si candida confidando nel sentimento nazionale ma viene sconfitto da chi è appoggiato dalla borghesia. Si rifugia a Roma e subisce passivamente lo scandalo, oramai il tempo degli eroi è finito. E sullo sfondo il popolo sfruttato, deluso, imbrogliato. La scena del contadino che si presenta alla sede del Fascio, dove non ci sono neanche le seggiole, e chiede al Pigna sospirando e balbettando se è lì che si spartiscono la terra e che, ascoltata la risposta, va via sconsolato mormorando “Ho capito, mi pareva assai, mi hanno burlato”, è di un realismo tragico, ma nello stesso tempo, amaramente ironico. I vecchi e i giovani, con oltre un secolo sulle spalle, rimane comunque una lettura attualissima. In fondo la dedica “Ai miei figli, giovani oggi vecchi domani” non è un monito di eterna verità?