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I versi satanici

I versi satanici

All’alba di una gelida mattina di gennaio, dopo un disastro aereo, due uomini – senza paracadute né ali – precipitano da seimila metri di altezza verso lo Stretto della Manica: Gibreel Farishta, il più grande divo della storia del cinema indiano – specializzato in ruoli teologici – e Saladin Chamcha, l’uomo dalle mille voci, famoso per gli spot pubblicitari. Man mano che si avvicinano al terreno, la velocità della loro caduta sembra diminuire e qualcosa di ancor più strano accade non appena i due si ritrovano sani e salvi sul terreno britannico coperto di neve: un alone di luce cinge la nuca di Gibreel e dalla testa di Saladin spuntano due piccole corna. Come un neonato che abbia appena superato il parto, Chamcha tossisce, sputacchia, apre gli occhi e scoppia in pianto. Che sia una rinascita?

I versi satanici è uno del libri più discussi – se non il più discusso in assoluto – di tutta la letteratura contemporanea. Per averlo scritto sulla testa di Salman Rushdie pesa una maledizione/condanna a morte – una fatwa – lanciata dall’imam iraniano Khomeini il 14 febbraio del 1989 (e ribadita dal regime degli ayatollah nel 2008). Il traduttore giapponese del romanzo, Hitoshi Igari, è stato assassinato; quello italiano – Ettore Capriolo – nel luglio del 1991 è rimasto gravemente ferito e la stessa sorte è toccata nel 1993 a un editore di Oslo. Ma che cosa sono I versi satanici? Christian Salmon ritiene che questo libro sia il primo grande romanzo carnevalesco dell’era della globalizzazione. Altri sostengono sia una parodia del Corano, soprattutto quando la storia di Gibreel e Saladin si incrocia con quella del profeta Mahound. Ma è anche la storia di Alleluia Cone che scala l’Everest in compagnia del fantasma di Maurice Wilson, dei sogni deliranti di Rose Diamond, della gravidanza di Pamela Chamcha nata Lovelace, della vera identità di Zeeny Vakil (che una volta svelata ci lascia a bocca aperta e capovolge tutto quel che credevamo di aver capito) ed è il racconto di due uomini che abbandonano l’India per inseguire la seduzione (vera? falsa?) dell’Occidente. Quando si finisce di leggere I versi satanici sono tanti i punti interrogativi ai quali si vorrebbe trovare una risposta: al giorno d’oggi si può ancora condannare un uomo per quello che scrive? Sarebbe più corretto avvicinarsi a questo libro pensando di più alla trama o ai fatti che lo circondano? È per colpa di Rushdie che ho fatto quel brutto incubo stanotte o è stata la cena di ieri sera? Se cercate un libro che vi faccia stare male è questo, se cercate un libro che vi faccia indignare è questo, se cercate un libro su cui riflettere è questo, se cercate un libro da non dimenticare è questo, se cercate un libro per ridere di gusto è ancora questo. I versi satanici: identico a se stesso dal 1988, eppure capace di scatenare così tante e diverse reazioni.