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Il Boia

Il boia

New York, settembre 1980. La città odora “di carbone caldo, umido, leggermente bruciato, di pietre riscaldate e di urina vecchia di giorni”. Il trentacinquenne polacco Oscar Chudzinski è qui da sei anni e finora – nonostante sia laureato alla facoltà di Filosofia dell’Università di Varsavia – ha stretto i denti passando da un lavoretto all’altro. Anzi, negli ultimi dodici mesi ha vissuto grazie al sussidio di disoccupazione, ma ora quello è scaduto: Oscar è rimasto con poche decine di dollari in tasca e la consapevolezza di dover trovare a brevissimo un lavoro o morire di fame. Il meglio a cui può aspirare, però, è il solito posto da cameriere in uno dei nightclub per omosessuali a Downtown, vicino al fiume Hudson. Basso stipendio, mance decenti ma devi subire toccatine, pizzicotti e avances. Mentre rimugina sulle poche prospettive che ha, Oscar assiste a un brutale omicidio in un McDonald’s dell’East Side. Un anziano tassista e un giovane con un giubbotto di pelle nera, arrivati insieme al locale, iniziano a litigare. Il giovane fa per andarsene ma il tassista per tutta risposta estrae una pistola e gli piazza quattro pallottole in corpo, per poi uscire con noncuranza dal fast food e allontanarsi sotto la pioggia. Nei giorni successivi si viene a sapere che la vittima si chiamava Mark Hutt ed era un sadico, un master professionista: probabilmente è stato ucciso per motivi passionali, il tassista sarà stato un amante geloso, un masochista deluso o roba simile. Oscar rimugina sulla figura di questo Hutt, sul modo in cui si guadagnava da vivere. In fondo anche lui è bello e ben dotato: la sua ragazza Nataša – una russa capricciosa e insaziabile che scopa con gran parte degli uomini che incontra – gli dice sempre che a letto è bravissimo, soprattutto quando fa un po’ il sadico. E se il mestiere che cerca fosse proprio quello del gigolò specializzato in sesso estremo? Di donne che cercano questo tipo di piaceri ce ne sono tante, sicuramente anche facoltose. Oscar Chudzinski deve sparire e lasciare il posto al Boia, amante spietato e accessoriato che per il giusto compenso sa come trattare una donna: “la ammanetto al letto, la colpisco con un set completo di cinghie e con la frusta, la pungo a volte con un ago, le stringo per bene il collare, la scopo con membri artificiali e con un membro non artificiale, fingo di violentarla. Faccio tutto ciò che mi viene in mente, e la mia immaginazione è vasta”…

“Il letto è l’unico posto al mondo in cui esiste una equa disuguaglianza”, sostiene il protagonista di questo strano romanzo, che nella dinamica rituale di questa disuguaglianza cerca la sua fortuna professionale, inventandosi master BDSM per sconfiggere il precariato più che per reale vocazione. Scritto a Parigi nel 1982 ma uscito solo nel 1986 con il titolo Oscar et les femmes e una copertina assolutamente non erotica né allusiva per non attirare la censura “esibendo” la tematica sadomasochista, il libro negli anni successivi ha venduto in Russia oltre un milione di copie ma non era mai uscito nel nostro Paese. La notorietà del compianto Eduard Limonov, al secolo Ėduard Veniaminovič Savenko – scomparso nel 2020 per un tumore – ha portato finalmente a questa edizione italiana, che rende giustizia alla natura underground de Il Boia evitando un’estetica mainstream che avrebbe potuto trarre in inganno il lettore. È un romanzo a elevato tasso erotico questo, che usa un linguaggio esplicito e antiletterario, ma al tempo stesso è anche una critica sociale e uno sghembo romanzo di formazione (anche se il protagonista non è poi giovanissimo). Essendo il libro uscito da noi nel 2019, si rischia di non cogliere però il vero punto di forza del viaggio di Limonov nel lato oscuro della New York dei primissimi anni Ottanta, e cioè l’aver anticipato le atmosfere, le ambientazioni dell’epocale American psycho di Bret Easton Ellis, uscito quasi un decennio più tardi, nel 1991. Va detto però per onestà che, dal punto di vista puramente letterario, il paragone non esiste.