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Il cadavere ingombrante

Il cadavere ingombrante

Quando Nestor Burma cerca di entrare nell’appartamento dove abita la signora Désiris, che ha espresso per telefono la volontà di assumerlo per risolvere una questione privata, trova un ostacolo inaspettato: un grosso oggetto è stato posto dietro la porta a impedirne l’apertura e il detective in un primo momento non capisce di cosa si tratti. Per arrivare all’appuntamento si è alzato talmente presto da riuscire ad ammirare Parigi nelle prime ore del giorno, quando ancora il traffico è contenuto e le domestiche scuotono i tappeti dai balconi, contaminando l’aria di polvere e microbi. Allungando la mano al di là della porta, Burma capisce che sta toccando un corpo umano, un seno per la precisione; infatti, a impedire il suo ingresso nell’appartamento è il corpo della giovane cameriera, che fortunatamente ha solo perso i sensi. Rendendosi conto che la ragazza riprenderà conoscenza a breve, il detective si avventura nelle altre stanze, fino a trovare nella camera da letto i corpi senza vita dei coniugi Désiris. La scena del delitto è chiara: il corpo della signora, una donna dalle forme sensuali ma penalizzata da un volto palesemente brutto, è disteso sul letto a pochi metri dal cadavere del marito, che dopo averla uccisa si è a sua volta tolto la vita. Le conclusioni dei rilevamenti del commissario Faroux confermano la tesi di Burma e il caso in breve tempo viene dimenticato, se si esclude un audace articolo di Marc Covet sul “Crépuscule” in cui Désiris viene descritto come un ingegnere meccanico fallito, che non è riuscito ad affermarsi come inventore malgrado avesse un progetto interessante ma incompleto, talmente amareggiato dai suoi insuccessi da trascinare nella morte per ripicca la giovane moglie. Il quadro adesso sembra delineato, oltre alle dinamiche dell’omicidio seguito dal suicidio è stato scoperto un movente che giustifica in modo indiscutibile i fatti. Ma alcuni tasselli secondo Burma ancora non combaciano e ne ha la prova quando incontra alcune belle donne, che sono solite farsi fotografare in pose succinte per i giornali maschili…

Insieme a George Simenon e André Héléna, Leo Malet (Montpellier 7 maggio 1909 – Châtillon 3 marzo 1996) ha gettato le basi dello stile noir in Francia, nella costruzione di storie con ampi intrecci e nella possibilità di delineare gli aspetti psicologici dei personaggi. Dopo una gioventù difficile segnata dalla precoce scomparsa di ambedue i genitori a causa della tubercolosi e dalla necessità di piegarsi a varie professioni di fortuna per sopravvivere, tra le quali l’operaio, il lavapiatti e il venditore di giornali, il futuro scrittore si lega al Surrealismo, movimento in cui militerà fino alla metà del Novecento. Di questo periodo artistico restano alcune sue raccolte poetiche proprio di chiara matrice surrealista. Superata la terribile esperienza del campo di concentramento nazista, arrivano le prime prove nel romanzo poliziesco, in cui all’inizio Malet si firma con vari pseudonimi, fino a creare il suo personaggio più celebre, il detective Nestor Burma, a cui dedica una serie di venti romanzi noir iniziata con 120 rue de la Gare, pubblicato nel 1943. Il cadavere ingombrante è la diciannovesima opera della serie, che si chiude con Nestor Burma e la bambola. Nella penultima avventura del detective emerge un tema caro anche a Simenon, ossia i pericoli che corrono le ragazze sole a Parigi in cerca di fortuna e protezione, sia che si tratti di modelle o spogliarelliste come le eroine di Malet, sia che si impieghino in modo più discreto come accade per alcune di loro nel romanzo Maigret e la giovane morta (Maigret et la jeune morte). A unire Maigret e Burna c’è poi la stessa sottile capacità di scavare nei pensieri degli indiziati. In particolare, il protagonista delle opere di Malet in questo romanzo dà prova di sapersi avvicinare a chiunque sia in grado di fornirgli utili informazioni, entrando nelle sue grazie come accade con Jolande (l’amante del suicida Désiris) e l’amica Régine, che si invaghisce dell’imprevedibile detective. Mentre molto diverse sono le personalità dei due investigatori. Libertino e spesso istintivo - quando conosce Régine nella sede di un giornale osé per difenderla arriva a sferrare un terribile destro al direttore -, Burma anche se non perde la testa per il gentil sesso non è di certo insensibile al suo fascino, tant’è che la narrazione presenta vari intermezzi erotici. Ed è proprio in merito allo stile narrativo che si apprezza l’altro aspetto caratterizzante della prosa di Malet. Quest’ultimo evita il consueto racconto in terza persona, lasciando allo stesso protagonista il compito di narrare le vicende con un linguaggio colloquiale e diretto, di cui il traduttore Giuseppe Pallavicini cerca di restituire tutta la pungente ironia.