
Quando una storia d’amore finisce, in genere tutti i ricordi appaiono meravigliosi, anche quelli più brutti. E, da due mesi e cinque giorni, Pietro non fa che pensare a quei ricordi meravigliosi, quelli che lo legano alla sua storia con Ginevra. Il loro è stato un amore che si è interrotto ed è ricominciato diverse volte: una fune che i due hanno mollato e ripreso a intermittenza. Si sono amati, poi lasciati, nuovamente amati e lasciati una volta ancora. Si sono lasciati e ripresi così tante volte che anche l’ultima, che forse è stata la definitiva, per Pietro è come se fosse la prima. Ginevra gli manca. Gli manca il suo modo d’arrabbiarsi, la sua ostinazione a vivere tutto, la sua voglia di cimentarsi in mille cose per finire poi per farle tutte male; gli manca lo slancio con cui la donna è alla continua ricerca di nuovi progetti e nuove persone, anche se poi finisce per abbandonarli sul più bello. Gli manca lo spazzolino da denti di Ginevra accanto al suo. Di comune accordo e senza rancore, i due hanno deciso - dopo otto, dieci o forse dodici tentativi - di lasciarsi per sempre e Pietro ritiene che l’unica cosa da fare sia guardare avanti. È dura, lo sa e lo sperimenta quotidianamente, ma deve farlo. Anche Cesare, il suo migliore amico, sta attraversando un momento difficile: Laura, la sua compagna di una vita, gli ha confessato di non amarlo più e si è presa un momento di pausa. Se ne è andata di casa e questa rivelazione, per Pietro, equivale al crollo di una certezza. Tra tutti i mondi possibili, infatti, quello formato da Laura e Cesare è sempre stato, per lui, un dogma, come l’esistenza della Torre Eiffel a Parigi. Da sei mesi, anche la sua amica Emma deve fare i conti con l’abbandono: Mauro, il suo compagno, l’ha lasciata senza neppure ripassare da casa per prendere il suo spazzolino da denti. Emma ha sofferto parecchio, ma ha cercato di reagire, con un discreto successo, a giudicare dalla frequenza con cui cambia camera da letto, anche se c’è da dire che ogni notte torna a dormire, sola, a casa propria...
Un club per far parte del quale non servono inviti vergati su pergamena e non occorre alcun dress code. Perché in quel club, prima o poi, transita chiunque: ciascuno di noi, almeno una volta nella vita, è stato un cuore infranto. Massimo Vitali - autore bolognese che da sempre ha fatto, della sua capacità di vestire con l’abito della commedia brillante i drammi sentimentali che ama affrontare, la sua personale cifra stilistica - racconta nel suo nuovo romanzo le avventure di Pietro & Co., uno squinternato gruppo di amici, amici di amici e conoscenti che condividono lo stesso destino: stanno vivendo il lutto di una storia d’amore giunta ormai ai titoli di coda o appena conclusa. Pietro, la cui storia con Ginevra, dopo mille tira e molla, pare definitivamente morta e sepolta, non fa che rimuginare sul naufragio della relazione e si rende conto che, forse, l’unico modo per dare un calcio a dolore, rimpianto e pene d’amore, può essere quello di condividere la propria esperienza con chi ne sta vivendo una analoga. Si comincia con un pugno di amici, ma ben presto la notizia si diffonde e il gruppo si fa sempre più nutrito e l’appuntamento con il “circolo degli ex” diventa imprescindibile. Si tratta di uno spazio, fisco e mentale, nel quale confrontarsi con il proprio dolore e quello altrui, aprire il proprio cuore e mostrarne senza vergogna le ferite, guardare in faccia la propria sofferenza, accettarla e imparare a riprendere il proprio cammino proprio lì dove lo si era interrotto, in corrispondenza di quel nodo rappresentato dalla fine di un rapporto che si credeva inossidabile ma che era, in realtà, pieno di buchi e falle. Con una penna che è insieme delicata e tagliente, ricca di tratti che ricordano moltissimo la scrittura di Nick Hornby, Vitali tratta temi importanti - la dipendenza amorosa, il valore dell’empatia e del dialogo, la ricerca di relazioni profonde - senza appesantire la pagina, lo fa con ironia e leggerezza senza cadere mai nel banale o nel superficiale; muove il sorriso nel lettore, ma si tratta spesso di un sorriso amaro, quello di chi si riconosce nella storia che sta leggendo e cerca di trarne spunti utili per affrontare una quotidianità che, se condivisa, può risultare più facilmente tollerabile.