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Il coccodrillo

Il coccodrillo

Lo stomaco di un coccodrillo è vuoto ed elastico, tanto vuoto ed elastico che Ivan Matveič ci sta dentro benissimo. Entrato in un negozietto del Passage a San Pietroburgo, città fantastica e davvero bizzarra perché tutto può succedere in qualunque momento, per ammirare l’animale esotico, senza sapere bene come, Ivan Matveič, impiegato modello, si ritrova nello stomaco del rettile: la moglie Elena Ivanova ed un suo caro amico di famiglia, dopo un primo naturale istante di smarrimento durante il quale sono convinti di aver perduto per sempre il caro affetto, restano ancora più sbigottiti nel sentire provenire una vocina dal ventre del coccodrillo, la vocina di Ivan. Non è morto, ma anzi è lì comodamente adagiato e, confessa, si trova proprio bene, anzi c’è spazio a sufficienza anche per loro. Quella che sembra una disgrazia, si rivela un’opportunità, dal momento che Ivan è contento di avere a disposizione tutto il tempo e la concentrazione per pensare e ripensare il mondo in modo differente: in fondo è quasi un bene essere finito lì dentro ed avere questa nuova possibilità. Di fatto quella sua esplorazione nel ventre del coccodrillo potrebbe diventare un vero e proprio lavoro, una nuova missione scientifica, a tal punto che non vede motivo ostativo a richiedere addirittura un aumento di stipendio!

Che si tratti di un’allegoria della deportazione del funzionario Černyševskij in Siberia - nel testo rappresentata dal ventre del coccodrillo - che si tratti di un racconto fantastico omaggio alla San Pietroburgo di Nikolaj Vasil'evič Gogol’, la “birichinata letteraria” di Fëdor Dostoevskij è un testo umoristico lontano dai canoni dello scrittore moscovita, e per questo molto criticato fin dalla sua prima apparizione (1865 in rivista, 1866 nella prima edizione autonoma del testo) per il linguaggio poco consono e per il soggetto sconveniente. In effetti Dostoevskij, che non si è poi curato troppo di queste critiche anche se probabilmente non ha mai ultimato il racconto che si ferma al quarto capitolo, ricostruisce con una certa insofferenza il periodo di ascesa della classe medio-alto borghese russa nella seconda metà dell’800: non senza venature polemiche è riportato il contesto di un Paese preda del capitale europeo che pian piano sta entrando nell’economia della Russia zarista acquistando potere e prestigio. L’idea che tutto debba avere un prezzo, l’idea che il lavoratore in poltrona -o come nel caso del racconto sdraiato in un coccodrillo- sia un fannullone, l’elogio del rischio dell’impresa, l’affermazione dell’etica del giusto compenso, nonché la rappresentazione dell’ozioso e pesante apparato burocratico - probabilmente ministeriale - sono componenti sottese nella discussione dei vari personaggi, che comunque delineano una chiara evoluzione, in peggio, della società pietroburghese verso le logiche del capitale. Il testo è un unicum per la sua natura oscillante fra l’umoristico ed il pamphlet: per questo merita una lettura attenta, in dissonanza con l’argomento solo apparentemente leggero.