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Il concerto

Il concerto

L’idea di dirigere un concerto di straordinaria importanza in Israele riempie Isidor di tensione. Non è orgoglio, è già un Maestro d’orchestra acclamato. Non è appartenenza, Isidor è un ebreo nato in Polonia e newyorkese di adozione. No, la tensione è l’intera vita di Isidor che si condensa in un unico momento, la riedizione del Concerto 40 anni dopo. Era il 1962 infatti quando il sedicenne Isidor, con madre padre e zia, aveva raggiunto la ma’abara di Holon, il campo di transito a sud di Tel Aviv. Un coacervo quasi pacifico di ebrei di mezzo mondo, che temporeggiavano nelle casette di asbesto in attesa di dare inizio a una nuova vita nel neonato Stato di Israele. Cosa avevano in comune, quelle famiglie ebree? Oltre la religione, poco altro, alcuni neppure la lingua. Ma se per gli adulti la permanenza nel campo qualche volta era dura, così non era per i ragazzi, uniti dalla scuola e dalle pulsioni dell’adolescenza. La rigorosa disciplina musicale a cui Isidor si atteneva era un ulteriore balsamo per le tensioni che viveva in casa, tra la madre consumata dalla nostalgia, la zia garrula perennemente ai fornelli e il padre sempre teso a mantenere un equilibrio instabile. Quando Nahmani aveva proposto l’idea del concerto, i genitori di Isidor erano andati in fibrillazione: la direzione dell’improvvisata orchestra era stata affidata al Professore, vecchia conoscenza della famiglia e icona del mondo della musica. Finalmente le vestigia di una vita raffinata e colta, la musica protagonista, il momento di visibilità musicale per il secondo Isidor! Il concerto sembrava l’opportunità per rinascere a nuova vita...

Yigal Leykin è un professionista con tante pubblicazioni medico-scientifiche all’attivo. Però sa scrivere anche altro, come ha dimostrato nel 2015 con il romanzo d’esordio Una vita qualunque. Lo ritroviamo in questa storia che molto gli corrisponde: con il protagonista condivide le origini polacche poi la vita in Israele e il successivo distacco, l’esperienza nella ma’abara, la nostalgia profonda che nasce dalla cancellazione del ricordo. Il romanzo si apre infatti così, con un Isidor ormai adulto che ad Holon, dove la sua esistenza è stata rivoluzionata per sempre, trova solo anonimo cemento - un’esperienza realmente vissuta dall’autore ormai adulto, in occasione di un viaggio in Israele. Ricordi cancellati sono anche quelli del Professore (pure ispirato a un incontro reale di Leykin), enigmatico, rispettato e quasi temuto. Con lui il giovane Isidor stabilisce un affettuoso contatto e grazie a lui scopre la storia dell’olocausto, l’orrore, lo straziante dolore che non lascia speranza. Ricordi cancellati sono quelli dei genitori, la madre annichilita dal dolore, il padre dai sensi di colpa. Ricordi cancellati sono quelli dello stesso protagonista, che vive nella ma’abara un’esperienza d’innamoramento totalizzante, che non lo abbandonerà mai del tutto anche se la sua vita seguirà altri percorsi. Intorno, a riempire qualsiasi spazio come tessuto connettivo, la musica, linguaggio universale senza tempo, elemento di unione, libertà. Un romanzo doloroso, con un punto di vista umano e personalissimo sulla tragedia della Shoah, ma anche poetico e dolce, con la musica che quasi sembra uscire dalle pagine per consolarci da ogni dolore.