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Il confine di Bonetti

Il confine di Bonetti
Il notaio Roberto Ranò è in prigione e già immagina lo scandalo sulle prime pagine delle principali testate nazionali. Mentre aspetta il suo avvocato, nella sua testa inizia ad elaborare una strategia difensiva per chiarire questo enorme malinteso. Si augura che la pm - una donna sui sessantacinque anni con gli occhiali da sole da vamp e il rossetto rosso fuoco - gli creda: del resto lui non c’entra niente con il morto al Porto Fluviale. E non c’entra niente nemmeno Marco Bonetti, regista candidato al premio Oscar e suo amico di lunga data. Bonetti è quello che “ce l’ha fatta”, che è riuscito a “vincere il sistema” con la sua imprevedibile genialità. È vero, per qualche anno si sono persi di vista, ma sono cresciuti insieme e con gli altri della compagnia sentivano la necessità di rivedersi di nuovo, in nome dei bei tempi andati. Già. I bei tempi andati …
L’esordio letterario di Giovanni Floris, giornalista e popolare conduttore televisivo, è un viaggio negli anni ’80, anni in cui i protagonisti del romanzo, ragazzi scapestrati e desiderosi di ritagliarsi il loro spazio in un mondo pieno di opportunità, crescono e gettano i semi degli adulti che sono oggi. Personaggi diversi, socialmente e culturalmente, che si incontrano e costruiscono una solida amicizia che si protrarrà negli anni, nonostante le diverse scelte di vita. Con gli occhi di Ranò, l’autore registra un mondo scosso da vorticosi mutamenti, alluvionato da miti e mode in costante evoluzione, che tuttavia non arriveranno mai a sopraffare la genuina semplicità dei protagonisti, amici veri, nonostante tutto. E sono proprio “genuino” e “semplice” gli aggettivi più adatti per definire questa piacevole e per certi versi sorprendente opera prima. Alé!

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