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Il corpo in cui sono nata

Il corpo in cui sono nata

Lei nasce con un neo bianco proprio nel mezzo dell’iride, sopra la pupilla destra. Non si eseguono i trapianti di cornea nei bambini appena nati, l’unica possibilità è l’attesa, nella speranza che la medicina progredisca fino a offrire una soluzione. Intanto si va progressivamente formando una cateratta e deve sottoporsi a fastidiosi esercizi di movimento oculare e tenere tappato l’occhio sinistro per metà giornata: un grande pezzo di stoffa dai bordi adesivi che copre la zona da sopra lo zigomo fino alla palpebra. Oppressione e ingiustizia, quando inizia ad avere capacità di ragionamento diventa difficile accettarlo, così ogni mattina si nasconde o piange, prova a resistere al supplizio, ma una volta messo non lo strappa via. Con il cerotto la visione diventa sfocata, fatica a riconoscere la maestra, gli oggetti, anche mangiare e giocare è difficile, quando poi alle cinque del pomeriggio le dicono di toglierlo il mondo riacquista colori nitidi e forme chiare. La vita si riempie di stupore, con un’infinità di particolari, come le foglie, le sfumature, i contorni...

La voce narrante de Il corpo in cui sono nata – romanzo fortemente autobiografico – non ha un nome, ma molti aspri nomignoli e si rivolge alla dottoressa Sazlavski a cui, in una lunga seduta di analisi, racconta la propria infanzia e gioventù di persona “diversa”. Trapela nella narrazione l’urgenza di riordinare un passato carico di rabbia e frustrazione, episodi dolorosi spesso superati solo grazie ai libri, letti o scritti; le scoperte e le umiliazioni di una bambina diversa e emarginata, sostanzialmente cresciuta da sola. Soprattutto emerge il coraggio e la determinazione vittoriosa di una giovane donna “in divenire” che sogna di accettare se stessa. Il linguaggio dialogico rende il ritmo scorrevole e cattura l’attenzione, disturbata solo dall’interpellare una inconsistente dottoressa, che resta muta per tutto il libro. Guadalupe Nettel sottolinea la fondamentale importanza di fare pace con il proprio corpo, unico mezzo che ci è fornito alla nascita per progredire nella vita, veicolo naturalmente soggetto a deterioramento, a guasti, che può avere difetti di fabbricazione, asimmetrie che, proprio come in un ritratto di Braque o Picasso, fanno acquisire unicità e offrono possibilità di riscatto. È proprio il caso di dire che questo romanzo è un inconsueto e sincero punto di osservazione della vita.