
Afghanistan. Roberto Ietri ha solo 20 anni ed è alla sua prima missione militare. Non sa ancora, come i suoi compagni, che il luogo in cui è stato inviato è il più pericoloso di tutta l’area del conflitto. Si tratta della Forward operating Base Ice, un ambiente surreale, fatto solo di polvere e di solitudine, in cui domina il buio forzato, perché la luce potrebbe attrarre colpi di mortaio. Lì c’è il tenente medico Alessandro Egitto. Ha scelto di restare in Afghanistan perché a volte la guerra è molto meno pericolosa della normalità – se di normalità si può parlare nel suo caso – della vita quotidiana. Quella che si viene a creare all’interno della FOB non è altro che la proiezione della vita reale, una bolla a tratti insopportabile, nella quale l’unica cosa possibile è ricreare una quotidianità quasi surreale. Come nella vita di tutti i giorni nascono amicizie e contrasti, ma è durante la notte che ciascun soldato, come un carcerato, viene pervaso dai ricordi prepotenti della vita fuori. Sarà quando dovranno addentrarsi nel territorio nemico che dovranno fare i conti con quello che hanno lasciato nel proprio Paese. Quell’esperienza gli ruberà la giovinezza e il ritorno in patria significherà un salto improvviso verso l’età adulta…
Il tema della guerra forse è stato fin troppo esplorato dalla letteratura, ma Paolo Giordano con Il corpo umano lo fa in modo assolutamente nuovo. L’atmosfera dei conflitti reali si trova naturalmente in secondo piano e rappresenta soltanto uno spunto per l’analisi interiore dei personaggi, ciascuno con i propri segreti, i propri rancori e conflitti personali. Giordano ci mostra come a volte sia difficile ascoltare il proprio cuore, sentire il proprio sangue che scorre nelle vene, restare in silenzio con se stessi. Siamo tutti dei corpi umani e come tali “pulsiamo”. La più grande battaglia, a prescindere dal chiaro riferimento ai conflitti attuali, è con la propria persona, con il proprio passato, con l’esperienza vissuta e con i rapporti costruiti o disfatti. Una metafora di come spesso sia più semplice ricreare quella famosa bolla che difficilmente coincide con la realtà, di come sia umano allontanare le difficoltà e ignorare i propri dissidi interiori o i problemi della vita reale, di come l’uomo sia naturalmente portato a ignorarsi nelle proprie debolezze. Fino alla loro estrema negazione.