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Il destino di Isabella

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Castiglia, 1482. Isabella ha poco più di trenta anni ed è ormai la regina di Castiglia e Aragona. Sotto il suo regno il Paese è molto cambiato: i nobili non godono più degli illimitati privilegi che da secoli davano per scontati. La regina, infatti, governa con il pugno di ferro nonostante la giovane età e il suo essere “solo una donna”. Il rapporto con suo marito Ferdinando è saldo e Isabella riesce a tollerare le scappatelle del consorte, purché avvengano lontane dalla corte per non metterla in imbarazzo. Ciò che non tollera, invece, è che Ferdinando si intrometta nelle questioni di governo del suo regno. Il pericolo continua a provenire da occidente e più precisamente dal Portogallo. È lì che Isabella ha fatto relegare Giovanna la Beltraneja, sua nipote, la figlia dichiarata illegittima dal suo fratellastro, il defunto re Enrico IV. Giovanna, nonostante sia stata rinchiusa in un convento, continua a reclamare la corona di Castiglia come sua legittima erede e Isabella teme che qualcuno possa ancora sollevarsi per rimettere in discussione la sua sovranità. Ma c’è anche un altro pensiero che tormenta la regina dalle due corone: riportare l’intero popolo castigliano sulla via della vera fede. Ed è con questo intento che decide di inviare una petizione al papa per chiedere la reintroduzione dell’Inquisizione nel regno di Castiglia. Il suo intento è affidare tale delicato e santo compito a Tomás de Torquemada, l’uomo che per lei rappresenta il simbolo della purezza del credo cattolico. Anche Ferdinando appoggia questa scelta, sebbene le sue convinzioni siano meno nobili di quelle della moglie: tutte le ricchezze e i beni dei condannati per eresia affluiranno, senza nessuna esclusione, nelle casse della Corona. Ed è così che, dopo aver ottenuto il benestare di Sisto IV, Torquemada inizia a viaggiare in lungo e in largo per il regno, lasciandosi dietro la scia del fumo e della cenere provenienti dai roghi su cui, dopo denunce anonime e processi sommari, gli accusati per eresia vengono bruciati senza alcuna possibilità di salvezza…

Il destino di Isabella è il capitolo conclusivo della dilogia dedicata dall’autrice tedesca Susan Hastings alla figura di Isabella di Castiglia, la sovrana che più di tutti ha giocato un ruolo fondamentale nella storia mondiale del Quindicesimo secolo. Se nel primo libro della serie era stato possibile assistere all’evoluzione della protagonista da innocente principessa invischiata nelle trame di corte a giovane sovrana in lotta per il conseguimento del suo destino, in questo tomo, che abbraccia gli anni che vanno dal 1482 fino alla morte della sovrana, avvenuta nel 1504 a Medina del Campo, ci si trova davanti una figura ormai completa, matura e perfettamente consapevole del suo ruolo. Ai limiti di ciò che oggi verrebbe definito fanatismo religioso, Isabella intraprende senza alcuno scrupolo la lotta contro l’eresia a suo dire dilagante nel regno di Castiglia, permettendo che migliaia di vite innocenti vengano spazzate via. Non mancano le emozioni, come la descrizione della partenza di Cristoforo Colombo dal porto di Palos che, come è noto, segna il momento di inizio della Storia moderna. Fanno capolino qui e lì tra le pagine, poi, tanti personaggi che risulta impossibile non riconoscere e che da sempre popolano libri, romanzi, serie televisive e film, come Giovanna la Pazza, Caterina d’Aragona, Cesare Borgia o Girolamo Savonarola. Sfido a non distrarsi anche solo per un secondo dalla lettura per ricordare il destino che attende queste figure che qui, chiaramente, hanno un ruolo più o meno marginale. Così come nel primo volume della dilogia, anche in questo caso la lettura è facilitata dallo stile di scrittura della Hastings piacevole e lineare anche nei punti più lenti della narrazione, come quelli in cui l’autrice si sofferma un po’ troppo a lungo su dettagli che non aggiungono molto alla narrazione principale (il capitolo “Cambiamenti” ne è ricco). Le descrizioni dei paesaggi e degli eventi storici sono così nitide che danno la sensazione al lettore di trovarsi accanto alla regina Isabella nei momenti più cruciali della sua vita e, perché no, della Storia.