
Per Desirèe Clary non è stata una grande sorpresa l’arresto di Nicolas - in fondo suo fratello è più ricco di molti aristocratici che già hanno perso le loro teste - semmai una terribile conseguenza. Dopo la decapitazione dei sovrani di Francia, il Terrore ha sconvolto il loro mondo perfetto, il mondo della haute bourgeoisie. Era solo questione di tempo prima che lo château d’If diventasse una reale preoccupazione, soprattutto in una realtà in cui anche solo una parola di gentilezza nei confronti dell’aristocrazia è segno di colpevolezza. Ma sebbene parte di quella stessa classe da condannare, secondo Maman, chiunque non ritenesse Desirèe innocente avrebbe un cuore di pietra. Così dolce, tenera, supplichevole. Al suo verginale fascino sembra non essere immune nemmeno Napoleone di Buonaparte. Lui ha riconosciuto in lei la purezza, la sincerità, doti rare nel mondo della rivoluzione e del conflitto, qualità che lui stesso non possiede, forte di appellativi come il generale ragazzino, il ragazzo prodigio, il genio. Napoleone sente il peso del futuro sulle sue spalle di cittadino libero, si sente responsabile di costruire una nuova nazione e le aspettative per il futuro suo e della Francia sono alte. Vuole guidare l’armata che conquisterà le province italiane, per poi passare alla Spagna, all’Asia: ma per farlo ha bisogno di qualcuno come Desirèe al suo fianco…
Allison Pataki, dopo il successo di Sissi. La solitudine di un’imperatrice, torna a fare sua la narrativa storica puntando i riflettori sulla donna che rubò il cuore a Napoleone e riuscì a diventare regina di Svezia e Norvegia: Désirée Clary. La scelta della protagonista, che per il precedente romanzo era stata una scelta dettata soprattutto dalla fama del personaggio, per Il destino di una regina è più rischiosa, soprattutto dato che si tratta di una donna che inevitabilmente viene associata alla figura estrosa del “generale ragazzino” e che rischia effettivamente di essere per questo messa in ombra. L’autrice riesce comunque a far spiccare la figura di Désirée facendo della sua crescita personale la vera forza del romanzo, attingendo alla Storia come da manuale e facendo leva su quelle che furono le tappe fondamentali del percorso che portò la figlia di un mercante a diventare la regina Desideria. Per questo motivo poco d’impatto è la scelta della prima persona, che anziché arricchire la protagonista di soggettivismo e carattere, sminuisce il personaggio storico, costringendo Bernhardine Eugénie Désirée Clary, la donna cui discendenza è sopravvissuta ad un impero e ancora oggi regna, in una stereotipata eroina da romanzo rosa, senza veramente rendere giustizia alle ottime basi su cui il romanzo poteva contare.