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Il diavolo in corpo

Il diavolo in corpo

1914, Francia. Il ragazzo ha appena compiuto dodici anni e fino a quel momento la sua vita è stata assolutamente tranquilla. Sì, c’è stata la faccenda della letterina d’amore che ha fatto avere a una compagna di scuola e che gli ha fatto ricevere una bella sgridata da parte del direttore (ma non del padre). Sì, c’è stato il dramma della cameriera del vicino di casa, il consigliere municipale Maréchaud, che si è gettata dal tetto sfracellandosi a terra a poca distanza da lui. Ma nulla di davvero sconvolgente per lui, nemmeno lo scoppio della Prima guerra mondiale: la Francia trema eppure la cosa non pare riguardare i bambini e gli adolescenti, che - mossi da un incosciente, impermeabile egoismo - pensano solo ai loro giochi, ai loro passatempi. Ai loro comodi. Mentre la guerra infuria nelle trincee dell’Europa centrale, per il ragazzo passano tre anni nella tranquillità della campagna nei pressi dei colli di Chennevières, a divertirsi con il suo amico René a sedurre ragazze e fare lunghe passeggiate. In una domenica d’aprile del 1917, la famiglia del ragazzo fa una gita in treno a La Varenne: qui si uniscono a loro i Grangier e così lui conosce Marthe, più grande di lui di qualche anno e con molti interessi in comune, malgrado il fidanzato (!) Jacques le abbia proibito di leggere Baudelaire. Invaghitosi di questa Marthe, il ragazzo comincia a pensare ossessivamente a lei, ma non riesce a rivederla se non dopo un mese. La incontra casualmente a Parigi, vicino alla stazione della Bastiglia, mentre lui sta andando al liceo e lei è in giro per negozi a scegliere alcune cose in vista del suo imminente matrimonio (!). Il ragazzo evita di andare a scuola e rimane con Marthe a chiacchierare in un giardinetto (“Deve essere così la felicità”, si sorprende a pensare), poi in un bar, in un taxi, nei negozi. Si danno ancora del lei, ma lui ormai è innamorato. Eppure non cerca più di incontrarla (“A furia di pensare a Marthe, ci pensavo sempre meno”), finché alla fine di novembre non riceve una lettera della ragazza, in cui si legge: “(…) Non capisco proprio il suo silenzio. Perché non viene a trovarmi?”…

Pubblicato nel 1923 in patria e solo nel 1945-1946 in Italia, Il diavolo in corpo è il romanzo d’esordio di Raymond Radiguet, che morì di tifo a soli vent’anni proprio l’anno dell’uscita del libro. È opera quindi di un ragazzo poco più che diciottenne, ed è difficile credere che non contenga tratti autobiografici data la peculiarità della trama, la torrida storia d’amore proibita tra una giovane sposa e un quindicenne. Radiguet lo negava recisamente, ma è successivamente emerso che a 14 anni l’autore ebbe una relazione con Alice Saunier, 23 anni, una vicina dei suoi genitori il cui fidanzato era andato al fronte. In ogni caso, presentare l’amore del protagonista del romanzo con la sua Marthe come una relazione tra un ragazzino e una “donna sposata” senza fornire altri particolari (cosa che sovente è accaduta nelle recensioni e nelle quarte di copertina delle numerose edizioni italiane del romanzo) è del tutto fuorviante, dato che parliamo di un quindicenne e di una diciannovenne, non certo di una MILF e di un toy boy, per usare due termini sgradevoli ma molto in voga. Marthe è lei stessa una ragazzina intrappolata in una relazione fredda, un matrimonio che nella sostanza non esiste e quindi si fa travolgere – come natura vuole alla sua età – da un amore folle, assoluto, nonostante tutto e contro tutti, dai vicini malpensanti ai genitori sconvolti. E il ragazzo/Raymond da parte sua sfoggia tutto il repertorio classico degli adolescenti: ansia, crudeltà, possessività, bipolarismo, inaffidabilità, egocentrismo, fragilità. È insomma impossibile – spesso in modo davvero irritante per un lettore adulto – per il protagonista de Il diavolo in corpo vivere un amore, un’avventura da uomo perché lui, semplicemente, un uomo ancora non è. Percepita come un affronto alla morale borghese e ancor peggio un affronto all’onore dei reduci della Grande Guerra, l’opera suscitò violente polemiche, ma riscosse anche un immenso successo di pubblico. Forse anche perché il libro fu oggetto nel 1923 di una campagna pubblicitaria assolutamente innovativa: è stato infatti il primo libro lanciato da un “booktrailer” proiettato nelle sale cinematografiche francesi in coda alla rubrica “Actualités Gaumont”. Il povero Raymond Radiguet diventò in breve un mito per i giovani del suo tempo, la generazione che non era andata fisicamente in trincea, ma che in ogni caso fu profondamente segnata dalla guerra. Al di là della storia d’amore tra il narratore e Marthe, Radiguet racconta infatti l’infanzia e la giovinezza di questa generazione con un tono che riesce quasi magicamente ad essere al tempo stesso follemente romantico e disilluso, persino cinico. Questo rende Il diavolo in corpo molto moderno ma soprattutto ci riporta indietro allo spaventoso magma emotivo dell’adolescenza, con i suoi demoni, le sue miserie e la sua barbara grandezza. Dal libro sono stati tratti due film, uno del 1947 diretto da Claude Autant-Lara e interpretato da Micheline Presle e Gérard Philipe e uno del 1986 diretto da Marco Bellocchio con protagonisti Maruschka Detmers e Federico Pitzalis.