
Sabato 8 giugno. Tutto è pronto per la festa dei quarant’anni di Livia. Una festa che Livia desidera, sogna e pianifica da più di vent’anni, come a sostituire la festa di matrimonio che non ha mai avuto. Ha passato anni a sfogliare riviste patinate con la madre, con abiti da sposa principeschi, acconciature e ricevimenti sfarzosi. Fino a quando è rimasta incinta, appena diciassettenne. Dopo averlo detto ai suoi genitori, non solo questi non l’hanno voluta più vedere, ma si sono addirittura trasferiti in un’altra città, perché non riuscivano, a detta loro, a sopportare la vergogna. Nonostante ciò, Livia spera che si presentino alla festa, li ha invitati (come del resto ha fatto per tutte le feste di famiglia degli ultimi vent’anni), pensando che un compleanno così importante come i 40 anni, potesse essere una buona occasione per riconciliarsi e lasciarsi alle spalle il passato. E così, dopo un pomeriggio alla SPA con Kirin e Jess, le sue migliori amiche, Livia può prepararsi per la serata. Non riesce però a essere completamente rilassata. Quello che ha scoperto sulla figlia Marnie, sei settimane prima, non farà piacere ad Adam, e pensa già a come dirglielo quando la serata sarà finalmente conclusa. A sua volta Adam, suo marito, che con pazienza e amore l’ha supportata, e sopportata, durante l’organizzazione della festa, sembra insolitamente teso e irritato, quasi scontroso. Anche lui ha qualcosa da dire a Livia, un sospetto che lo divora dall’interno. Ha bisogno di parlare, di dire ad alta voce ciò che teme. Non appena la festa sarà finita, dovrà accertare i suoi dubbi e parlare con sua moglie…
È più difficile dover dire un segreto che si vorrebbe dimenticare oppure non dire qualcosa che si vorrebbe urlare a gran voce? Tutto il romanzo verte su queste due domande, anche graficamente, in quanto si alternano i capitoli che narrano il pensiero di Livia e quello di Adam, spesso offrendo entrambi i punti di vista sugli stessi momenti della giornata, mostrando così quanto possano essere differenti e come cambi la percezione di uno stesso fatto o gesto. Livia sa che mantenere il segreto è sbagliato, soprattutto nei confronti di suo marito, ma non vuole affrontare l’argomento; dire la verità vorrebbe dire rendere tutto ancora più reale ed essere pronti ad affrontarne le conseguenze, distruggere rapporti e incrinare relazioni familiari e amicizie. E se si fosse sbagliata? Spesso, quando c’è qualcosa che delude davvero, si spera sempre non sia la verità, e ci si convince di essersi sbagliati. Questo perché non tutti i rapporti sopravvivono a certe notizie, anche quelli più solidi. Dall’altra parte Adam, che invece vorrebbe urlare, correre da sua moglie e dirle tutto ciò che si tiene dentro, ma soffre in silenzio per poterle far fare la festa che desiderava da tanto, oltre che per non farla preoccupare inutilmente, per non rovinare tutto senza motivo. È una sensazione che si insinua sempre più insistentemente; di fatto, lui stesso vuole la verità, ma ha paura di ciò che potrebbe scoprire. Fermo restando che ogni situazione è differente, c’è sempre un labile confine tra ciò che viene taciuto a fin di bene e per codardia, per paura o per amore, per timore o per coraggio. Quando la scelta di non dire nulla è sintomo di un rapporto già incrinato? E quando è semplicemente troppo tardi, e quindi qualsiasi scelta si possa fare porta a ferire l’altro? Fino a che punto mantenere un segreto è un gesto d’amore?