
S. è uno scrittore di successo, portato alla ribalta dal romanzo Il distruttore di sogni, che ha avuto un ottimo riscontro di pubblico e che è stato scelto dal Grande Regista in persona, Marco Sorvino, per farne un film. S. è riluttante, non vorrebbe dare in pasto il suo libro al mondo patinato del cinema anche perché considera la settima arte qualcosa di minore e sempre in difetto rispetto alla letteratura. Ma si lascia trasportare su insistenza della sua amica nonché agente, Ingrid. S. collabora ma non dice nulla, non fa nessuna modifica alla sceneggiatura perché è disperatamente schifato dalla vita, dalle persone e da tutte le attività, compresa la scrittura, che prima gli davano almeno un barlume di soddisfazione: è così da quando Giulia se n’è andata, sei mesi prima. Il tempo di S. passa nel ricordo ossessivo della donna che ama come non ha amato mai nessuna prima: tra una boccetta di Valium e la compagnia di Celine, l’adorato gatto nero, lo scrittore lascia scorrere i giorni e la vita, complice anche una momentanea vacanza del Grande Regista alle Maldive. Senza l’impegno (il finto impegno) di collaboratore alla sceneggiatura, S. sente la terra mancargli sotto i piedi: si affastellano i ricordi di Anais, altra ex amata morta suicida replicando lo stesso gesto inconsulto di Virginia Woolf, e il rimpianto per Giulia, che l’ha lasciato solo. Finché all’improvviso Giulia torna: con le sue chiavi apre la porta della casa dove vivevano insieme e ricomincia per i due la vita di sempre, anche se niente appare come prima. Il peso dell’abbandono grava su S. eppure il futuro riserva emozioni ancora più crudeli, il futuro è una grande vendetta servita fredda, un grido di rivalsa su chi ha tradito l’amore, il più importante dei sentimenti…
Leggendo il romanzo non è difficile trovare nello stile, nel gusto e nel periodare somiglianze con un altro scrittore, ossia Massimiliano Parente. Scoprire che Maria Sole Abate è l’attuale compagna di quest’ultimo chiarisce l’arcano. Omaggio? Osmosi? Comune sentire? Maria Sole Abate in ogni caso racconta una storia di vendetta che rimanda davvero all’epopea di Soshanna nel film di Quentin Tarantino Bastardi senza gloria e, infatti, nel romanzo, la protagonista Giulia ama i film di questo regista e le citazioni non mancano di certo, sebbene venga più volte affermato da S. che il cinema è un’arte minore e, forse, anche leggermente spregevole. S. è tutto sommato il personaggio più antipatico che si possa incontrare in un libro: pieno di pregiudizi, assolutamente contrario al politically correct, completamente amorfo dal punto di vista delle azioni concrete ma assolutamente vivo nei pensieri, pensieri, però, che sono costantemente negativi, pessimistici, un misto tra disperazione, vittimismo e mancanza totale di insight rispetto alle proprie azioni. Giulia, invece, è un’altra cosa: all’inizio potremmo pensarla come un personaggio negativo - almeno per come la racconta S. - ma, pagina dopo pagina, il suo carattere emergerà e diventerà davvero una figura indimenticabile nonché vero nodo centrale del libro. Lo stile è, dicevamo, quello che i lettori di Parente conoscono già bene: una miriade di punti fermi che rendono sincopate le frasi, un gusto quasi perverso nello scandalizzare (i lettori rimarranno sicuramente di stucco nel leggere l’odio profondo di S. per i grassi) e nell’andare contro le idee di inclusione e rispetto degli altri che tanto hanno successo ai nostri tempi. Ma Parente gioca su questo da anni, e lui è quasi al 100% l’S. del romanzo. Il distruttore di sogni è un’opera prima stupefacente per complessità che conduce in un viaggio attraverso l’amore e la vendetta che poi, a pensarci bene, sono i due temi principali che conducono alla scoperta della tragedia di essere umani.