
“Il faro fa luce per tutti e unisce tutti, li rinsalda nella determinazione a raggiungere rive libere e felici, rafforza in tutti la fede nell’unione del mondo”, insomma illumina la strada che porta alla libertà e alla verità. Il guardiano che lo governa non è altri che lo scrittore. La letteratura deve svolgere una funzione civile ed etica, avere come punto di partenza e di arrivo il popolo, interrogarsi sulle sue necessità e sui suoi desideri. Questa è l’idea che ha Nikolai Petev della scrittura. Partendo da tale impostazione “politica” presenta un racconto della letteratura bulgara polemico, scomodo, quasi eretico. Propone infatti una serie di ritratti dei più rappresentativi autori bulgari, che hanno fatto della loro vita ed opera una testimonianza di amor di patria e di coerenza, valori certo al giorno d’oggi assai poco frequentati. Parlare di loro significa parlare della storia di questo paese balcanico, dalla lotta contro i turchi agli anni bui del comunismo, per arrivare ad un oggi incerto, nel quale gli ideali di un tempo rischiano di essere travolti dalle leggi di mercato. Proprio per esorcizzare questo futuro Petev ricorda personaggi come il monaco Matej Preobrazenski, fine pedagogista, ma soprattutto, con Vasil Levski e il poeta Hristo Botev, uno dei padri del riscatto nazionale dal dominio ottomano nell’800, o Hristo Smirnenski, autore satirico dei primi anni del ‘900, simpatizzante della sinistra proletaria. Dei tempi più recenti vengono citati poeti della forza di Veselin Hancev, dalla fede incrollabile nell’umanesimo e nella costruzione socialista, e della grandezza di Nikolai Hajtov, capace di penetrare nella coscienza nazionale mettendone a nudo pregi e difetti...
Nikolai Petev, stimato scrittore, giornalista, nonché direttore della casa editrice Balgarski pisatel, di fronte all’appiattimento della cultura odierna del suo paese, invaso sempre più da prodotti americani, volutamente crea con la sua galleria di scrittori di ieri un confronto disturbante tra passato e presente. Gli autori da lui descritti sono stati poeti rivoluzionari, che credevano nella lotta, nell’impegno, nell’emancipazione del popolo. Ma il destino dei poeti rivoluzionari – ci dice – è quello di essere uccisi dal potere perché “il talento viene sempre preso di mira, il talento infastidisce i custodi dell’ordine”. Il poeta non può che stare a sinistra, sulle barricate, dalla parte del popolo sofferente ed oppresso. La scelta politica viene di conseguenza: è quella del socialismo, non quello reale ben noto per tanti anni oltre cortina, ma il socialismo che guarda all’uomo e alla sua essenza. Per Petev non può esistere una letteratura individualista, né si può scindere l’intellettuale dall’azione politica. Lo dimostrano le vicende esistenziali degli autori da lui richiamati in questo libro. È dentro loro che si è radicato il vero spirito bulgaro, fatto di verità, moralità, di amore per la propria terra, per la quale si sono sacrificati. Ecco allora che la parola scrittore assume il significato di resistenza, più che mai oggi valido. Alla fine Petev ci spiega il senso dell’ultimo termine del titolo: il vento. Esso rappresenta il “cambiamento” della Bulgaria verso un futuro di “bene”, che è un ritorno ai valori del passato e un meritato riconoscimento a tutti coloro che hanno lottato per la costruzione di una nazione sana e solida, indicando il cammino da seguire. Il faro, il suo guardiano e il vento è un’opera che a volte eccede nella retorica, ma che resta impressa nella mente per la sua carica etica e combattiva.
Nikolai Petev, stimato scrittore, giornalista, nonché direttore della casa editrice Balgarski pisatel, di fronte all’appiattimento della cultura odierna del suo paese, invaso sempre più da prodotti americani, volutamente crea con la sua galleria di scrittori di ieri un confronto disturbante tra passato e presente. Gli autori da lui descritti sono stati poeti rivoluzionari, che credevano nella lotta, nell’impegno, nell’emancipazione del popolo. Ma il destino dei poeti rivoluzionari – ci dice – è quello di essere uccisi dal potere perché “il talento viene sempre preso di mira, il talento infastidisce i custodi dell’ordine”. Il poeta non può che stare a sinistra, sulle barricate, dalla parte del popolo sofferente ed oppresso. La scelta politica viene di conseguenza: è quella del socialismo, non quello reale ben noto per tanti anni oltre cortina, ma il socialismo che guarda all’uomo e alla sua essenza. Per Petev non può esistere una letteratura individualista, né si può scindere l’intellettuale dall’azione politica. Lo dimostrano le vicende esistenziali degli autori da lui richiamati in questo libro. È dentro loro che si è radicato il vero spirito bulgaro, fatto di verità, moralità, di amore per la propria terra, per la quale si sono sacrificati. Ecco allora che la parola scrittore assume il significato di resistenza, più che mai oggi valido. Alla fine Petev ci spiega il senso dell’ultimo termine del titolo: il vento. Esso rappresenta il “cambiamento” della Bulgaria verso un futuro di “bene”, che è un ritorno ai valori del passato e un meritato riconoscimento a tutti coloro che hanno lottato per la costruzione di una nazione sana e solida, indicando il cammino da seguire. Il faro, il suo guardiano e il vento è un’opera che a volte eccede nella retorica, ma che resta impressa nella mente per la sua carica etica e combattiva.