
Nel buio c’è un coltello dal manico d’osso. La lama affilata come un rasoio è macchiata del sangue di una donna e di un uomo e di quello di loro figlia. E presto berrà il sangue di un bambino poco più che in fasce che dorme al piano di sopra, nel suo lettino. L’assassino sale le scale in silenzio: si chiama Jack, è un professionista della morte, ha capelli neri, occhi neri, vestiti neri, guanti neri, pensieri neri. Non sa che il batuffolo col pannolino e col ciuccio è sceso dal suo lettino e un po’ ballonzolando un po’ gattonando è sgaiattolato fuori di casa come faceva spesso - per la disperazione della sua mamma. È una notte piena di nebbia, e il piccolo arriva ben presto al vicino cimitero. Da dietro i cancelli chiusi viene notato dal signore e la signora Owens, una coppia di coniugi di mezza età dall’eloquio un po’ pomposo. La cosa è del tutto giustificabile, se consideriamo che sono due fantasmi morti da decenni, anzi da secoli. Percepito il pericolo che incombe sul fantolino – e la disperazione dell’anima di sua madre che aleggia nei paraggi – gli Owens prendono il bambino e lo accolgono nel cimitero. La cosa crea un qualche sconcerto tra gli occupanti del camposanto, dal più ‘anziano’ (un romano di nome Caius Pompeius) al susseguioso baronetto Josiah Worthington, ma alla fine si decide di concedere al pupo la Cittadinanza del Cimitero, di battezzarlo Nobody Owens (ma tutti lo chiameranno Bod) e di affidarlo alla protezione di Silas, un misterioso personaggio che pur essendo vivo abita tra le tombe. Bod cresce felice malgrado l’ambiente bizzarro e si abitua ai misteri che abitano tra la vita e la morte. Ma cogli anni la voglia di tornare al mondo esterno si fa sempre più forte, e ha il viso allegro e gli occhi vispi di una bambina di nome Scarlett…
La splendida favola superdark che ti aspetti da Neil Gaiman, impreziosita dalle matite à la Gene Colan del grande Dave McKean (ne esiste una edizione più light illustrate da Chris Riddell, almeno nella versione originale). Ma ti aspetti meno che il libro si aggiudichi la Newbery Medal 2009, il più ambito riconoscimento dedicato alla Letteratura per l’infanzia che ci sia al mondo. E non perché Il figlio del cimitero non lo meriti, anzi – per inciso, è un romanzo bellissimo – ma perché di solito stragi familiari, violenza, cimiteri e morte non vanno proprio fortissimo in questi ambiti. Non a caso dopo l’annuncio del premio a Gaiman numerosi sono stati gli insegnanti, i bibliotecari e gli addetti ai lavori che hanno mostrato sorpresa e disappunto per la scelta della giuria del Newbery. Chissene: questa metafora gotica della crescita (non sembriamo tutti dei fantasmi abbarbicati al passato che parlano in modo strano e li proteggono dal misterioso mondo esterno ai nostri bambini in fondo?) zeppa di villains meravigliosi (dell’Uomo Indaco e dello Sleer nel tumulo vogliamo parlarne?) ha qualcosa di dickensiano che gli regala la statura del classico ottocentesco. Non ci credete? Ascoltate e guardate in video Neil Gaiman che legge integralmente il romanzo durante il tour promozionale. Non ci credete ancora? Sentite cosa dice Monica Edinger, professoressa della Dalton School di New York: “Ho letto Il figlio del cimitero alla mia classe in una giornata grigia e piovosa. Per ore in classe si sono sentiti solo la storia - e il rumore della pioggia”. Si può dire qualcosa di meglio riguardo a un libro per ragazzi? Noi crediamo di no.
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