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Il figlio perduto

Il figlio perduto

5 febbraio 2015: una chat come tante. “Niente sesso”, premette subito Jackdaw44; ICE9 accetta la conversazione e inizia a rispondere a domande che assumono un crescente tono macabro, sino all'ultima: “Preferiresti piangere al mio funerale o tenerti le lacrime per quando sarai sola?”. Poi il silenzio: il contatto è stato interrotto. Sono passati sei mesi dalla notte in cui Billy, 15 anni, alias Jackdaw44, che sognava di lasciare un segno nel giro dei writers di Bristol come DStroy, non ha più fatto ritorno a casa. Rapimento? Allontanamento volontario? Periodicamente la famiglia convoca una conferenza stampa per rivolgere un appello a Billy a farsi vivo, e a chiunque sappia qualcosa a fornire informazioni. Questa volta l’incontro con i giornalisti si conclude in modo inatteso: mentre Claire, la madre, e Mark, il padre, stanno ripetendo davanti alle telecamere la loro drammatica richiesta, Jake, il diciannovenne fratello maggiore ‒ che vive con i suoi dividendo la camera con Kira, la sua ragazza, in fuga da una madre con problemi di alcool ‒ si fa largo nella sala urlando di avere il diritto di dire la sua, ma poi gira le spalle e va via di fronte alla reazione stizzita del genitore. Il giorno dopo a Claire capita sotto gli occhi l’articolo di un giornale che, nel riferire gli esiti della conferenza stampa, riporta la frase di uno dei suoi vicini: “sembrano una famiglia normalissima, ma viene da chiedersi se qualcuno non sappia più di quanto dice sulla scomparsa di Billy”; in quel momento il sipario cala sulla sua mente: si sveglierà dopo un blackout di diverse ore nella stanza di un B&B in un’altra cittadina, senza avere la più pallida idea di come abbia fatto ad arrivarci…

Cally Louise Taylor ‒ scrittrice britannica classe 1973 con una laurea in Psicologia in tasca, membro della British Psychological Society e con un interesse spiccato per la psicopatologia e la psicologia criminale ‒ ha esordito nel 2009 con romanzi chick-lit (usciti a firma Cally Taylor), per poi iniziare, a quanto riportato dopo la maternità, a pubblicare thriller psicologici, firmandoli semplicemente come C. L. Taylor. L’autrice non ha mai fatto mistero di costruire le trame basandosi sulle proprie peggiori paure, ben rintracciabili in questo suo quinto romanzo: Il figlio perduto (The Missing in originale), ambientato a Bristol ‒ città ove la Taylor risiede ‒ analizza attraverso lo sguardo di Claire, la madre, una famiglia piccolo borghese solo apparentemente normale, in realtà fortemente disfunzionale, la cui stabilità è erosa dalle fondamenta dalla tragedia della sparizione del ragazzo e da silenzi e segreti che corrodono i rapporti, generano crepe e angoli oscuri ove ciascuno dei membri cela fantasmi. Resta sfumato sullo sfondo l’ambiente della street art di Bristol, città ove ha mosso i primi passi Banksy, uno dei writers più noti al mondo. La narrazione scorre rapida, anche grazie a capitoli brevi; l’utilizzo della prima persona e del tempo presente risultano funzionali a trasmettere al lettore le sensazioni di ansia e di angoscia della ricerca dei pezzi del puzzle che confluiranno a comporre il quadro definitivo, mentre la psiche della protagonista raggiunge l'orlo dell'abisso e sospetti sempre più terribili iniziano ad addensarsi, come grappoli di nubi nere pronte ad annunciare la più drammatica delle tempeste.