
Viceregno di Napoli, golfo di Salerno, primavera del 1551. Le faccende di pirati non sono cose da prendere alla leggera. Piombano nel cuore della notte, razziano tutto e uccidono senza pietà. Solo alcuni giorni prima, dei berberi hanno saccheggiato un villaggio, incendiato alcuni casolari e fatto prigionieri una trentina di abitanti. Per questo una nave di pirati colata a picco è un’ottima notizia. Peccato che Héctor dell’Estremadura sia tormentato sempre dallo stesso incubo. Lui che, affacciato dall’impavesata della nave, osserva una bambina dai grandi occhi neri, sempre la stessa, sparire tra le onde del mare mentre lui prova inutilmente a gettarsi in acqua per soccorrerla ma viene bloccato. Per questo il corpo che galleggia a faccia in giù dopo l’affondamento della “Vierge Noire” lo scuote tanto. Non si tratta del corpo della bambina del suo incubo, però. È diverso. Non ha più di dieci anni, pelle diafana e capelli rossi. Che faceva con la gentaglia della nave? Magari qualche risposta la può dare l’uomo che sono riusciti a fare prigioniero, un contrabbandiere francese. Ha la testa rotta ma se la caverà. Inoltre ha con sé una lista composta da una dozzina di nomi, con un luogo e una cifra: richieste di riscatto probabilmente, niente di inusuale per pirati soliti a trafficare in esseri umani. Ne porta con sé anche un’altra dove si leggono sette nomi femminili dei quali è specificata l’età e una cifra che va dai centotré ai duecento ducati. E per un prezzo così alto non possono che essere destinate ai bordelli...
Una lettura gradevole e spedita nonostante la complessità della trama. Carmine Mari, dopo Il regolo imperfetto e Hotel d’Angleterre, si conferma con Il fiore di Minerva, un romanzo storico dalla narrazione estremamente consistente, ricca di particolari e dialoghi, tutti posti al servizio però della costruzione di un preciso ambiente, che è quello della Salerno del XVI secolo, e dell’antica atmosfera che lo caratterizza. Ogni dettaglio della narrazione, dalle peculiarità dei personaggi - sicuramente apprezzabili se si ricerca un romanzo variegato - alla costruzione di un plot che riesca a ibridare ricostruzione storica e suspense, è mirato al racconto non solo delle vicende travagliate di Héctor dell’Estremadura e Costanza Calenda, ma anche della fragilità dei personaggi. Ne Il fiore di Minerva ad un’analisi puntuale dell’umanità di questi si accosta poi un lineare meccanismo di causa-effetto secondo cui tutto alla fine trova una risposta. Nulla dunque sembra essere lasciato al caso e le scene si snodano attraverso un’indagine dai risvolti inattesi. Pianificazione e spontaneità appaiono brillantemente coordinati e calibrati, e riescono a donare al libro il clima specifico che ci si aspetterebbe da un romanzo storico guarnito dall’imprevedibilità e dal brio del thriller.