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Il francese

Il francese

Toni Zanchetta sta accompagnando una delle sue protette in un hotel vicino all’autostrada, dove l’attende un imprenditore di Arezzo che, approfittando del viaggio di lavoro, ha deciso di godersi un po’ di relax con una bella ragazza, lontano dalla moglie gelosa che non lo perde d’occhio e lo costringe, come capita a molti, a organizzare le sue avventure extraconiugali durante la pausa pranzo. In genere chiede gli venga mandata Claire perché, lui dice, non è volgare e non sembra una che lo fa di mestiere. Toni, che tutti chiamano il Francese, l’ha notata tempo prima in una discoteca mentre cercava di attirare l’attenzione di un paio di quarantenni. Ha capito subito che era disposta a prostituirsi e le ha proposto di lavorare nella sua maison. Toni è un macrò e gestisce quella che lui chiama maison da tempo. Lavora con dodici donne, ciascuna delle quali utilizza un nome dal sapore francese - sono in realtà tutte venete, ad eccezione di una che è abruzzese - e recita un diverso personaggio: c’è chi si comporta come una manager e chi incarna la ragazza d’altri tempi; chi ha un fisico invidiabile e chi soddisfa il desiderio dell’uomo che preferisce una figura più morbida. All’inizio della sua carriera, quando lavorava a Milano per una banda che si occupava di una ventina di prostitute, il suo compito è stato quello di sistemare le cose quando qualcuno si comportava male e si è sempre servito di una racchetta da tennis, con cui andava di dritto e di rovescio su teste e schiene, a questo scopo. Le donne che proteggeva erano soprattutto albanesi, abbruttite dalle violenze che avevano subito e dipendenti da alcool e droghe. Poi, quando ha capito di avere sufficiente esperienza per mettersi in proprio, ha abbandonato la strada, si è inventato la sua maison e ha cominciato ad offrire i suoi servizi a clienti di fascia medio-alta. Le sue protette si prostituiscono nelle case e negli hotel e con loro Toni non è mai violento, se non assolutamente necessario. Preferisce cercare soluzioni pacifiche ai problemi...

Un nuovo noir per Massimo Carlotto - scrittore, drammaturgo, saggista, giornalista padovano da tempo re incontrastato del genere - ambientato, una volta ancora in quell’ipocrita e benestante Nordest italiano sempre più segnato dalla crisi, in cui il denaro è la più potente merce di scambio e lo strumento principe per ottenere qualunque cosa. Un nuovo protagonista abita le pagine dell’ultimo romanzo dell’autore. Si tratta di un uomo arguto e scaltro, un quarantaseienne che, dopo anni nei traffici della prostituzione, ha deciso di mettersi in proprio e gestisce dodici giovani donne che hanno deciso di affidare la loro vita nelle sue mani. Toni Zanchetta è un macrò, un pappone a sonagli, meritevole di disprezzo, soprattutto da parte di quei benpensanti che, tuttavia, proprio a lui si rivolgono per soddisfare i loro appetiti inconfessabili. Gestisce quindi un giro medio-alto e lo fa con la discrezione che la società bigotta in cui opera richiede. Il suo fantastico castello di carte si sfalda e si distrugge con un soffio nel momento in cui una delle sue ragazze scompare e proprio lui risulta l’ultima persona ad averla vista e, quindi, il primo dei sospettati. Per scagionarsi, quindi, sarà necessario cercare la verità e scovarla in una realtà che non conosce regole e, proprio per questo, è estremamente pericolosa. Una storia potente che fotografa senza filtri l’evoluzione della criminalità in un Nord Italia in cui malavita e comunità locali intrecciano i loro destini; pagine intense che raccontano di convenzioni di facciata e di doppie vite sepolte sotto strati di moralismo spicciolo; una vicenda in cui i buoni e i cattivi si confondono e il bene e il male perdono i loro contorni definiti. Carlotto, come ha da sempre abituato il lettore, si serve della narrativa per vivisezionare la realtà e per cercare, al di là della superficie, tutte le contraddizioni, le ombre e le brutture nascoste nei suoi personaggi, che altro non sono che il riflesso del suo tempo e del suo territorio. Corruzione, avidità, perbenismo, omertà sono i temi affrontati in un noir moderno, che non si schiera e non esprime giudizi, ma vuole semplicemente sottolineare, come dichiarato da Carlotto stesso, il fatto che “La corruzione in Italia è la cinghia di trasmissione che ha portato dentro la società l'idea che il crimine è possibile, non come scelta esistenziale ma come scorciatoia per muoversi e ottenere. Non è più marginale ma endemica”.