
Nonostante l’insoddisfazione e la crescente frustrazione dei cittadini appartenenti ad ogni stato dell’Unione Europea, nonostante il disfattismo legato alla crescente crisi economica e al degrado culturale e morale dilagante, non è possibile cancellare il fatto che nel 2012 il prestigioso premio Nobel per la Pace è stato assegnato proprio all’UE. Del resto è innegabile il fascino che questa istituzione suscita allontanandosi dai Paesi che ne fanno parte, considerata com’è foriera di giustizia, pace, libertà e benessere, vero e proprio “modello” a cui guardare e da imitare. Eppure il “sogno europeo” sembra quanto mai lontano proprio per i cittadini della stessa Unione e i consensi sono in discesa libera persino in Germania, entusiasta europeista fino a non troppo tempo fa. La crisi economica mondiale si ripercuote sulla fiducia verso il federalismo, verso il sistema scolastico e le più recenti acquisizioni pedagogiche, persino verso la democrazia stessa…
Certamente non sorprende che Martin Schulz, dal 2012 presidente del Parlamento europeo e convinto europeista, si spinga in questo saggio ad una difesa lancia in resta dell’Unione europea. Lo fa però in modo circostanziato, senza nascondere errori e responsabilità e soprattutto ricordando il ruolo fondamentale assunto dall’Unione, con il suo “vincolo sovranazionale che da oltre sessant’anni garantisce la pace nel nostro continente, per secoli devastato dai conflitti interni”. E lo fa ponendosi e ponendo delle domande, chiedendosi quale sarebbe lo scenario per l’Europa qualora il disfattismo, e le forze di estrema destra che se ne nutrono, prendessero il sopravvento. Lo fa prendendo posizione e schierandosi in prima linea per una riforma dell’istituzione europea, quanto mai necessaria e non più posticipabile.
Certamente non sorprende che Martin Schulz, dal 2012 presidente del Parlamento europeo e convinto europeista, si spinga in questo saggio ad una difesa lancia in resta dell’Unione europea. Lo fa però in modo circostanziato, senza nascondere errori e responsabilità e soprattutto ricordando il ruolo fondamentale assunto dall’Unione, con il suo “vincolo sovranazionale che da oltre sessant’anni garantisce la pace nel nostro continente, per secoli devastato dai conflitti interni”. E lo fa ponendosi e ponendo delle domande, chiedendosi quale sarebbe lo scenario per l’Europa qualora il disfattismo, e le forze di estrema destra che se ne nutrono, prendessero il sopravvento. Lo fa prendendo posizione e schierandosi in prima linea per una riforma dell’istituzione europea, quanto mai necessaria e non più posticipabile.