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Il grembo paterno

Il grembo paterno

Quando Adele incontra Nicola, la sua unica preoccupazione è rappresentata dalla figlia, la piccola Frida, che a poco più di due anni sembra possedere poche parole e pochi piccoli discorsi rispetto ai suoi coetanei. Per questo prende appuntamento con il pediatra che, a detta di tutte le mamme del nido, è il migliore ed è addirittura specializzato in neuropsichiatria infantile. La sala d’attesa dello studio del pediatra è diversa rispetto a quella dello specialista del quartiere, disseminata di giocattoli sparsi sul pavimento, tra cui bambole senza braccia e macchinine senza ruote. Il dottor Nicola Attanasio fa attendere i suoi pazienti in una stanza larga e luminosa, con due poltrone in acciaio e pelle nera e un divano bianco a banana. Su una mensola quasi vuota, poi, ci sono alcuni libri della Topipittori, casa editrice per l’infanzia che, grazie al medico, anche Adele comincerà ad amare. Appena Frida e la mamma entrano nello studio del dottor Attanasio, Adele ha la sensazione di essere già stata lì. Il medico si alza dalla scrivania, va incontro alle due - spalle larghe e abbraccio pronto - e conquista immediatamente la fiducia della donna, che ha sempre avuto una particolare stima nei confronti di chi, come Attanasio, ha il naso grande. Dopo i saluti, Adele comincia subito a parlare - d’altra parte, dopo essere stata una bambina molto parca, dall’adolescenza ha cominciato a stordire di parole tutti quelli che la circondavano - della figlia e delle sue presunte difficoltà di linguaggio. Spiega di essersi allarmata soprattutto quando una delle maestre dell’asilo le ha fatto notare che forse la bambina è un po’ pigra e che la figura del padre in genere favorisce lo sviluppo linguistico. Ma Frida un padre non ce l’ha, in quanto frutto di inseminazione artificiale cui Adele si è sottoposta in Spagna...

La reclusione forzata figlia di una pandemia che ha sconvolto il mondo intero diventa un’opportunità e, soprattutto, la consapevolezza che, dove c’è amore, nessuno è un Senzaniente. Adele, protagonista del romanzo di Chiara Gamberale - autrice romana ideatrice e direttrice del Festival Procida Racconta, autrice e conduttrice di programmi radiofonici e televisivi - racconta la fame di vita e la fame di amore, mostra le sue ferite più profonde, parla della maternità e del sollievo dalla fatica di trovare un equilibrio tra ciò che si è prima di un figlio e ciò che si diventa dopo. È una vita in equilibrio precario quella di Adele, fatta di contrasti e contraddizioni che, ormai adulta e madre single di Frida, fatica a staccarsi da quella “adelescenza” che va ben oltre il fortunato programma televisivo che per anni ha condotto e che continua a curare. Ogni sua scelta è impregnata di ricordi - perché ogni presente è intriso nel passato - quelli di una bambina piena di talento, figlia di un padre che la ama ma che è piuttosto duro e capace solo di trasmettere ai figli l’etica del dovere, e di una madre che accetta in silenzio i tradimenti del marito. Adele adolescente prova a colmare i suoi vuoti prima con le parole, poi con il cibo che ingurgita senza controllo e poi vomita. Ma neppure questa è la strada giusta. Non esiste serenità alcuna per lei. Arriva forse con il successo professionale prima e la maternità poi? O arriva con Nicola, il pediatra con cui si crea subito un’alchimia che altro non è che una nuova fame? Adele è un personaggio meraviglioso, fragile, complesso e irrisolto; pare incastrata in un’eterna adolescenza ed è alla ricerca di una serenità difficile da raggiungere, perché ciò di cui ci si sente privati da bambini diventa misura unica di quello che si finisce per chiedere. Attraverso una scrittura forte e senza sconti, la Gamberale racconta di famiglia e di figli, di amore e di passione, di amicizia e di instabilità, di piatti vuoti e pieni, di povertà e ricchezza, di perdono. Un romanzo maturo e bellissimo, che ribadisce il valore dell’amore vero, quello esclusivo che può rendere fragili e proprio per questo richiede attenzione, quella che è sempre mancata ad Adele e che la Gamberale, con estrema generosità, finalmente le concede.