
Anno Domini 1000. Un cavaliere, affranto per la perdita della donna amata, chiede aiuto a tre streghe affinché la riportino in vita. Le megere fanno il loro lavoro e la ragazza, sui Monti Appennini dove è avvenuto il sortilegio, resuscita, ma non appena l’uomo vede di quale orribile creatura si tratti decide di riseppellirla viva. Ella, infatti, non è la donna che aveva sperato di rincontrare, ma una sorta di mostro che nulla ha a che fare con l’amata. Di lei rimane solo un corpo in sfacelo, la mente, il cervello, sembra essere morta definitivamente. È uno zombie. Circa un millennio dopo, quando il Cavaliere, naturalmente, è morto e della faccenda parrebbe non essere rimasta alcuna traccia, un soccorritore alpino, del tutto ignaro dei fatti, non molto furbo né agile, disseppellisce e risveglia inavvertitamente la donna, liberandola dalla sua prigionia sotterranea. Lo zombie dapprima lancia un incantesimo sul malcapitato, usandolo per i suoi scopi, poi, con un’altra magia, risveglia i morti dell’intera vallata. Un’orda di zombie affamata, in cerca di carne umana da mangiare…
Niccolò Ammaniti, una delle penne più originali, colorate e sfaccettate del panorama letterario contemporaneo italiano, non delude mai. Il più celebre, fortunato, apprezzato e venduto dei cosiddetti “ex cannibali” ha la capacità unica e incontrovertibile di intrattenere il lettore con narrazioni allo stesso tempo allucinate e che fanno riflettere, serie e divertenti. Nella sua non vasta produzione, Ammaniti è stato capace di spaziare su generi tra loro diversissimi, attirando un pubblico ampio ed eterogeneo. Grazie a uno stile divertente e colloquiale e a trame mai scontate e sempre ricche di personaggi vivi e vividissimi, il romanziere e sceneggiatore romano riesce con ogni sua opera a far calare il lettore nella vicenda di cui scrive. Il libro italiano dei morti è uscito a puntate sulla rivista “Rolling Stones” tra il 2005 e il 2007, anni fortunatissimi per Ammaniti che nel 2006 si è aggiudicato il Premio Strega con Come Dio comanda. Si tratta di un romanzo appositamente ideato per la rivista di culto, tant’è che ogni capitolo è preceduto da un breve riassunto degli antefatti. Con questa storia Ammaniti è tornato alle sue radici, a quel gusto pulp, splatter, un po’ horror ma sempre estremamente attuale e ironico che lo ha contraddistinto soprattutto agli inizi della carriera. Un miscuglio di sangue schizzato, carne maciullata e ossa spezzate. Zombie fangosi, zanne mostruose e urla laceranti. Tutti elementi che hanno fatto della letteratura degli esordi di Ammaniti uno dei casi più chiacchierati degli ultimi anni. Composto di personaggi al limite dell’assurdo, trascinati qui e lì come marionette dai fili logori; un cantante neomelodico in rovina, un industriale dai modi minacciosi, un prete ammazza zombie. In questo romanzo la galassia di tipi umani comici e tragici allo stesso tempo tanto cari allo scrittore ci sono tutti. Popolano, pregnano ogni riga e portano con loro quella chiassosa ironia tipica di Ammaniti. Un romanzo divertentissimo e che intrattiene come pochi altri. Uno scrittore geniale che vale la pena leggere e rileggere anche a distanza di anni.