
Sin dall’epoca romana e fino alla fine dell’Ottocento il più prezioso bene di scambio, a garanzia di alleanze e patrimoni familiari, era la donna. Un bene che passava dall’essere una proprietà senza diritti nella disponibilità del proprio padre e dei propri fratelli, all’essere una proprietà senza diritti del proprio marito e poi dei propri figli. La donna aveva addirittura meno diritti e garanzie di protezione dei beni che portava in dote. Il concetto giuridico di famiglia ha subito pochissime trasformazioni dal Diritto Romano all’Ottocento, la più importante delle quali è stata l’imposizione della monogamia sancita dal Concilio di Magonza del 815; la donna, invece, ha attirato l’attenzione dei legislatori solo per gli aspetti concernenti le limitazioni che le erano imposte: divieto di opporsi alla volontà paterna, divieto di acquistare o alienare beni, di possederne, finanche, divieto di intentare causa, nessuna patria potestà sui figli, la giurisprudenza di tutti i Paesi del globo è stata accomunata da un comune sentire, quello che considerava la donna un essere inferiore, incapacitata giuridicamente e di conseguenza le assegnava un “tutore legale” che era il padre, il marito o il suocero in morte di quest’ultimo, per l’espletamento delle minime azioni quotidiane e le decisioni inerenti i figli. Alcun dovere aveva, l’uomo né nei confronti della donna, né, tanto meno, nei confronti delle proprietà che la moglie portava in dote, tanto che alcuni giuristi si spinsero fino al punto di mettere in dubbio il dovere del marito a fornire alimenti e medicine a donne sterili. Questa condizione attraversò immutata la rivoluzione francese, che, pure marcò una forte trasformazione del diritto di famiglia, e, non fu scalfita neanche dai moti del 1848. La prima volta che assurge a soggetto di dibattito pubblico è nei lavori preparatori del Codice Civile italiano del 1865, occasione in cui la relazione del Ministro Pisanelli cerca di conciliare la visione della patria potestà ancorata al Medio Evo e quella di derivazione Illuminista propagandata da uomini come Cesare Beccaria. Il risultato di compromesso è che per la prima volta la donna diventa maggiorenne alla stessa età dell’uomo, condivide con lui la patria potestà ma la esercita solo in caso di impedimento paterno; non è passata la comunione dei beni a differenza che in Francia dove è stata introdotta dal Codice Napoleonico. Viene lasciata ai patti di spillatico contratti a latere del matrimonio la definizione delle liberalità e delle dazioni annuali del marito alla moglie. Negli stessi anni il diritto germanico introduceva la piena emancipazione. A partire dal 1861 pensatori come Salvatore Morelli e Anna Maria Mozzoni hanno dato attraverso sistematicità di pensiero alle istanze di eguaglianza. Morelli, che col suo La donna e la Scienza: o la soluzione del problema sociale, ha influenzato anche John Stuart Mills –che ha pubblicato qualche anno dopo è convinto che la sola riforma sociale possibile passi attraverso al riforma giuridica del sistema familiare che eterna il modello di oppressione maschile; questa ingiustizia, a suo parere, è talmente grande da invalidare tutti gli atti della società civile perché dalla loro formazione sono esclusi metà dei suoi componenti…
Un testo fondamentale sulla storia della condizione femminile, che ripercorre appunto il lungo cammino della donna italiana con una visione ampia, che spazia nei secoli e dà conto di tutte le persone, i movimenti, le idee che hanno lottato affinché da questo cammino fossero rimossi ostacoli e pregiudizi, spesso spendendo, come hanno fatto Anna Maria Morozzi e Anna Kulisciova, l’intera vita al servizio di questa causa. Emilia Sarogni è una studiosa eclettica, che è diventata famosa giovanissima per aver vinto il premio più alto a “Lascia o Raddoppia?” come specialista dell’Unione Sovietica ed essere stata, di conseguenza, invitata a visitare l’URSS. Prima direttrice donna di un ufficio del Senato, è una storica del Diritto appassionata e rigorosa e il suo rigore intellettuale si evince da ogni riga del testo, che ripercorre gli ultimi due secoli fornendo rigorose ricostruzioni documentali e annoda i fatti storici, quelli politici, sociali ed economici alle storie più intime, personali, li concatena uno all’altro con perizia e mestiere, oltre che un innato talento letterario che fa sì che la lettura sia appassionante come un romanzo e che non si riesca a chiudere il tomo fino alla fine, come accade, appunto con i migliori romanzi d’avventura. Un libro, questo, assolutamente “asessuato”, senza particolari enfasi femministe ma capace di dare corpo e voce a donne e uomini che allo stesso modo e con pari ardore si sono dedicati alla causa dell’emancipazione femminile. Un testo importante, soprattutto perché ripercorre meticolosamente le tappe evolutive del diritto di famiglia e delle libertà civili, senza sottacere le fatiche, spesso inani che ai sostenitori della causa ciascun avanzamento anche minimo è costato. La memoria di ciò è vieppiù importante in un momento storico in cui si mettono in discussione molte di queste conquiste e quello di famiglia è un concetto particolarmente esposto a strumentalizzazioni. Non troverete celebrazioni di eroine e slogan in questo corposo volume, ma, scoprirete con piacere una lettura che porta alla luce le posizioni delle operaie delle cooperative sociali come quelle delle Deputate della Repubblica, dà voce ai giuristi illuminati come ai presuli retrivi.