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Il lupo della steppa – Edizione illustrata

Il lupo della steppa – Edizione illustrata

Harry Haller appartiene a quella categoria di persone, tutt’altro che rara, che possiede due anime le quali, ridotte ai minimi termini e in maniera semplicistica, potremmo definire l’una divina e l’altra demoniaca. In lui convivono, a volte pacificamente e a volte facendosi la guerra, un lato umano e razionale e uno istintivo e bestiale. Harry stesso si definisce e sente di essere un lupo della steppa, che non trova pace in nessun luogo, che non riesce a condividere le normali gioie dei suoi simili. Vaga, isolato da qualsiasi branco, in un mondo per lui incomprensibile ma al quale sa di appartenere. Raramente esce dalla stanza dove ha trovato rifugio, preferendo l’ascolto di Mozart e i libri agli incontri con le persone dalle quali rifugge, simili a ricordi dolorosi. Proprio durante una delle rare passeggiate che lo conducono per le vie della città, Harry incontra un uomo misterioso che, prima di sparire oltre un portone, gli consegna un piccolo libretto. Il titolo è folgorante: Dissertazione sul lupo della steppa. Soltanto per pazzi. Leggerlo sconvolge la mente e la vita di Harry che dentro a quelle pagine trova più che sé stesso. Le parole che lo ritraggono scavano ancora più in profondità, vanno oltre quella dualità che credeva sua. Ciò che il testo propone, e che Harry ha sempre temuto, è un viaggio nella miriade di sfaccettature che compongono il suo essere ancora sconosciuto, abitato da mille altri animali e non solamente da un lupo solitario. Durante quella che avrebbe significato per Harry l’ultima serata su questa terra, dopo la quale solo un affilato rasoio sarebbe stato in grado di compiere per lui il gesto di commiato dal mondo, incontra Hermine, una giovane e bellissima donna che, come il libretto, sembra conoscere le pene che lo straziano. Harry si affida completamente a lei, accettando di intraprendere, al ritmo della musica e a passo di danza, quel viaggio verso la conoscenza tanto temuto…

Il viaggio curativo del quarantottenne Harry si compie nelle stanze magiche di un misterioso teatro dentro al quale si può entrare solo se pazzi. Per trovare il proprio posto nell’universo, che fino ad ora ha solo spaventevolmente intuito, per incontrare il vero se stesso, occorre scindere le diverse anime e figure che lo compongono. Per la scienza questa scissione viene considerata pazzia e ha coniato per lei un nome: schizofrenia. Ma la risata del folle è il solo farmaco capace di lenire quel dolore che Harry prova costantemente come un acufene nell’affrontare la quotidianità. Non sembrerà affatto strano che molti cinquantenni di oggi proveranno una certa empatia con Harry Haller. Anche loro si sentiranno come a metà di un lungo filo dondolante e sospesi nel vuoto, con la chiara e terribile percezione di aver dimenticato qualsiasi tecnica funambolica imparata per affrontare quel percorso che ha due soli possibili scenari: la vita o la morte. Si ricordano chi erano, percepiscono chi potrebbero essere ma non sanno più chi sono. La figura di Harry si sovrappone a quella dello scrittore Hermann Hesse sia per età che per sentimenti che corrono paralleli, con rimandi autobiografici. Il libro, corredato dalle illustrazioni di Gunter Böhmer, però si eleva oltre la storia del lupo della steppa e delle sue difficoltà, va oltre e si eleva verso cieli più alti che vorrebbero dissipare la cupezza delle nebbie interiori e mostrare la speranza di un percorso di guarigione. Il rischio di essere frainteso è il timore più grande per Hesse. Lo dice lui stesso nelle note finali. “Tra i miei libri, quello più spesso e più gravemente di ogni altro è stato frainteso, e varie volte sono stati proprio i lettori consenzienti, anzi gli entusiasti, non già i detrattori a esprimersi intorno a questo libro in modo tale da lasciarmi perplesso.” Non solo quelli più giovani, ma sono soprattutto i suoi coetanei a non afferrare appieno il senso del libro. Sono quelli cioè che, come lui, dovrebbero provare le medesime sensazioni e la stessa vertigine. Gli orrori della guerra, il rifiuto degli intellettuali borghesi di abbracciare il pacifismo si sfogano nella personalità di Harry che cerca disperatamente, e inconsciamente, uno specchio trovandolo, infine, senza saperlo nella bella Hermine. “Oh, fai fatto tutto tu. Non capisci, signor scienziato? Non capisci che ti piaccio e conto qualcosa per te perché ti faccio come da specchio, perché in me c’è qualcosa che ti sorprende e ti comprende?”