
In un giorno di maggio, quando secondo il Calendario dei Martiri si celebra San Giovanni Nepomuceno, suo padre, il Maestro della cascata, uccide cinque persone. Proprio suo padre, la persona addetta a immettere acqua per far passare le barche lungo il Fiume Bianco, aprendo e chiudendo un sistema di chiuse, toglie la vita a cinque persone. Inonda uno dei passaggi dove sta transitando una barca e questa si schianta sul fondo della Grande Cascata. Un anno dopo, si toglie la vita. Suo figlio ha saputo del pluriomicidio durante una conversazione online con sua sorella Mira. In quel periodo si trovava in Brasile e lavorava come ingegnere idrotecnico in diverse dighe del Rio Xingu. Appresa la notizia, decide di tornare nella contea di Bandon, sul Fiume Bianco. Vuole fare chiarezza sui motivi del crimine e sulla storia di quell’uomo ossessionato dal passato...
In un futuro distopico – ma neanche troppo, a voler leggere alcuni inequivocabili segnali che arrivano dalla politica internazionale – nel quale l’acqua è motivo di guerre e di conflitto tra le più grandi potenze del mondo, un uomo ritorna alle proprie radici per capire le gesta di suo padre. Ma ogni viaggio, sembra dire Christoph Ransmayr, autore di questo Il maestro della cascata (ma soprattutto del capolavoro Il mondo estremo) è un viaggio alla ricerca di se stessi. Così il protagonista, lasciato volutamente anonimo, durante un impervio viaggio di ritorno ripensa ai momenti topici della sua vita e ai rapporti con suo padre, con sua madre e con sua sorella Mira, non sempre in maniera logica o coerente. Sebbene infatti molto profondo, a tratti visionario per la lucidità con la quale viene immaginato il futuro geopolitico, Il maestro della cascata rimane un romanzo oscuro, difficile da penetrare e da comprendere a pieno, perlomeno basandosi su quelle che sono le intenzioni del protagonista all’inizio (tornare a casa e scoprire perché suo padre abbia ucciso cinque persone). Più semplice, chiaro e apprezzabile è invece l’ultimo spezzone del libro (in cui il protagonista si mette sulle tracce di sua sorella e di sua madre), che ne risolleva le sorti e lascia anche un po’ con l’amaro in bocca per quello che poteva essere e non è stato.