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Il male quotidiano

Il male quotidiano

Riuscire a dare una definizione univoca di cosa si intenda per “horror” è un’impresa destinata al fallimento: la realtà, sempre pronta a presentarci nuove e inedite declinazioni del tema, è infatti troppo multiforme e sfaccettata per poter essere racchiusa in un concetto univoco. Più che chiedersi “cosa sia” l’horror, è forse il caso di chiedersi allora “come sia” l’horror, andare a indagare le modalità di funzionamento di un genere spesso sottovalutato. Da questo punto di vista l’horror si configura come una modalità narrativa, declinabile sia nella letteratura che nei film che nelle serie televisive, che ha a che fare in primo luogo con la nostra esperienza corporea, con le reazioni che ogni opera horror davvero riuscita non può fare a meno di destare in noi. In secondo luogo, l’horror ci spinge a fare i conti con realtà che troppo spesso cerchiamo di rimuovere. L’horror non solo ci mette di fronte alla presenza ineluttabile del male, ma ci ricorda anche che al di là delle facili narrazioni rincuoranti con le quali amiamo illuderci che “andrà tutto bene”, la verità è molto meno confortante. Non solo tutti noi moriremo prima o poi, come se ciò non bastasse “molti di noi vivranno male, afflitti da un’ampia gamma di dolori psico-fisici, in miseria materiale, spirituale o entrambe, vittime innocenti di sporche guerre e atroci malattie o “semplicemente” infelici perché irrealizzati e privi di scopi, depressi e annoiati, morti dentro”. Non nascondendo l’amara realtà della nostra esistenza, l’horror ci esorta però a non indietreggiare davanti alla presenza ineluttabile del male. “C’è del marcio ma non è tutto marcio; c’è senz’altro del corruttibile ma non tutto è corrotto. È possibile resistere. Poi alla fine muori, ma non importa: devi comunque resistere. Avanza indomito nel buio e combatti, nonostante le ferite, le cicatrici, i traumi”. Ed è forse proprio questa sostanziale onestà di fondo uno dei tanti motivi per i quali l’horror non cessa di affascinarci e di incuriosirci...

Come riportato anche nel sottotitolo del libro, Il Male Quotidiano raccoglie una serie di incursioni filosofiche nell’horror che si focalizzano attorno ad alcuni temi base: il sangue, la presenza ricorrente di luoghi e di case “infestati”, l’elemento corporeo, il ruolo del femminile. Lo scopo degli autori, esplicitato fin dall’avvertenza iniziale, non è quello di fornire una panoramica esaustiva del genere, cosa di per sé quasi impossibile data la vastità del campo di indagine, quanto quello di tracciare delle “possibili rotte nell’immenso oceano dell’orrore”, soffermandosi su un insieme di opere particolarmente significative. Si tratta in ogni caso di una selezione ampia e variegata. Come è in qualche modo naturale, il cinema fa la parte del padrone, con una panoramica che comprende non solo classici del genere come It, La cosa, La casa dalle finestre che ridono, The Ring, ma anche titoli più recenti come The Witch o The Babadook, passando per contributi “d’autore” come Shining o Psycho. Non mancano però anche capolavori della letteratura come L’incubo di Hill House, serie televisive come Lucifer e American Horror Story e persino incursioni nell’ambito dei videogiochi. Davide Navarria, docente di Antropologia Culturale ed Etnologia, e Selena Pastorino, dottoressa di ricerca in filosofia e membro del Seminario Permanente Nietzscheano, riescono in questo libro a utilizzare il loro ampio bagaglio di strumenti analitici e concettuali per evidenziare come anche un genere spesso considerato a torto “minore” possa essere oggetto di indagine filosofica. Il tutto coniugando il rigore dell’analisi con la scorrevolezza dell’esposizione, consegnandoci un libro che ha il pregio di lasciarsi leggere con grande facilità e di fornire al tempo stesso interessanti spunti di riflessione.