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Il manoscritto di Dinamarca

Il manoscritto di Dinamarca
“I fogli si disfano tra le mie mani come cenere/mentre cerco di conoscere i miei segreti nascosti/nella luminosità oscura/davanti alla mia ombra/e dall'altro lato/opache trasparenze/si librano nell'aria/perché possa vedere l'invisibile...”. È un messaggio tutto da decifrare ed interpretare quello che Miriam, giovane architetto con la passione per il restauro dei grandi edifici, e il suo assistente Ralph trovano sotto la gamba di un tavolo. Pare un testo antico, un manoscritto composto da undici libri, ognuno scritto al contrario, come in uno specchio: dal libro dei fatti inspiegabili, al libro dei desideri, al libro dei doppi e quello dei contrari, quello di chi legge al buio e così via. Per capire di cosa si tratti realmente Miriam e Ralph non possono far altro che mettere in atto ciò che il messaggio contiene per conoscere meglio il significato della storia che Giovanni da Edimburgo, presunto autore del testo, ha voluto mettere nero su bianco. E così la ricerca ha inizio nel momento in cui le foglie si dissolvono realmente come cenere. A quel punto ai due non resta che continuare...
Miriam Lewin, docente argentina, giornalista e sceneggiatrice teatrale, prova a costruire un racconto di indagine rivolgendosi ai più giovani, sulla scia dell'esempio di Edgar Allan Poe, e probabilmente anche su quella del rapporto, da sempre privilegiato, tra il pubblico dei ragazzi e il mondo delle magie e dei misteri. Lo stile de Il manoscritto di Dinamarca funziona bene con la fascia di età 10-13 anni, a volte preda di prodotti editoriali di scarsissima originalità e qualità, mentre il libro della Lewin, dal punto di vista letterario, non è affatto banale. C'è comunque da rilevare che almeno il 50% del merito, trattandosi di un libro illustrato, va a un disegnatore di casa nostra, Marco Lafirenza, le cui tavole colpiscono per il gioco di luci e ombre su cui la storia si concentra, per i toni lievemente misteriosi che contribuiscono in modo decisivo a far decollare la storia, e per quelle scritte al contrario che prima fanno sgranare gli occhi increduli e poi, una volta decodificate, muovono al sorriso.