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Il marchese di Roccaverdina

Il marchese di Roccaverdina

Mamma Grazia si affaccia sull’uscio e gli annuncia che è arrivato l’avvocato. Il marchese di Roccaverdina, però, non si volta e non risponde, come se non avesse affatto sentito la voce della vecchia nutrice che, per riscuoterlo dai suoi pensieri, cambia argomento e commenta la pioggia che pare finalmente in arrivo. Infatti lampeggia e tuona, come se davvero stesse per arrivare il finimondo. Il marchese, le mani dietro la schiena, osserva assorto lo spettacolo dei lampi che accendono la notte e ascolta il rimbombo dei tuoni che seguono lo scoppio di luce. Allora mamma Grazia ripete che l’avvocato è in attesa di essere ricevuto. Il marchese pare finalmente riscuotersi e ordina alla nutrice di far entrare l’uomo. L’avvocato Aquilante Guzzardi è il professionista più serio e più esperto della zona. Peccato solo che ultimamente abbia preso l’abitudine di partecipare a sedute spiritiche, alla ricerca di aiuti che gli consentano di risolvere più in fretta e con facilità i vari casi che è chiamato ad affrontare. Ecco, quest’ultimo strano atteggiamento preoccupa il marchese di Roccaverdina che, appena vede Guzzardi stagliarsi sulla soglia, si sente correre un brivido da capo a piedi. Guzzardi, in realtà, porta buone notizie: Neli Casaccio verrà arrestato da lì a poche ore, con l’accusa di omicidio nei confronti di Rocco Criscione. La decisione di procedere con l’arresto è arrivata dopo la deposizione della moglie dell’accusato, che ha confermato le testimonianze del garzone e di altre tre persone che hanno riportato un’affermazione minacciosa del Casaccio nei confronti del morto. Roccaverdina non è del tutto tranquillo; al contrario appare piuttosto titubante e a nulla servono le farneticazioni di Guzzardi che afferma che si potrebbe ottenere la verità interrogando lo spirito di Criscione che ancora non ha coscienza di essere morto e se ne va per le vie del paese, si accosta alle persone, le interroga e si indispettisce quando non riceve alcuna risposta...

Pubblicato per la prima volta nel 1901 dall’editore Treves, il romanzo di Luigi Capuana – scrittore, giornalista e critico letterario – segna un ritorno dell’autore al verismo, corrente letteraria di cui è stato uno dei più importanti rappresentanti, dopo una parentesi in cui aveva cercato di scrivere romanzi più focalizzati sul risvolto psicologico di vicende e protagonisti. In realtà Il marchese di Roccaverdina è un perfetto intreccio dei diversi punti di interesse culturale del suo autore, certamente fedele ai canoni del verismo, ma anche decisamente aperto alle nuove correnti letterarie che si vanno affermando in quegli anni in Europa. Mentre da un lato viene rappresentata in maniera fedele e accurata la Sicilia feudale e contadina dell’epoca, si osserva dall’altro l’attenzione rivolta al mondo del soprannaturale, rappresentato dall’emblematica figura dell’avvocato di fiducia del protagonista. Notevole è, inoltre, l’approfondimento psicologico dei vari personaggi che animano la vicenda: attenta è l’analisi che di molti di essi viene fatta e presentata dalla penna attenta e molto precisa dell’autore. Prepotente e cocciuto, il marchese di Roccaverdina si macchia di un delitto, ma riesce a scaricarne la responsabilità su un innocente, che finirà i suoi giorni in carcere, ingiustamente condannato. Ecco allora che il nucleo centrale della storia diventa la lotta tra l’uomo e la propria coscienza, tra l’apparenza e il proprio senso di colpa. Anche quando tutti coloro che “sanno” e avrebbero potuto smascherare il marchese muoiono e ogni timore sembra svanire, resta il suono sempre più acuto e fastidioso prodotto dall’angoscia, quella di aver sbagliato e non meritare alcun perdono. La voce della coscienza diventa giudice impietoso e conduce Roccaverdina alla pazzia e alla solitudine. Il racconto di una Sicilia vecchia di un secolo e oltre, in cui l’accento è posto sul ruolo e sulla condizione femminile; vicende personali narrate con attenzione ai dettagli si mescolano a immagini di una realtà rurale del periodo post Unità d’Italia, caratterizzata da innumerevoli e vani tentativi di affrancamento economico e sociale, ancora ben lontano da realizzarsi un una società ancora troppo vicina ad arcaiche pratiche feudali.