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Il mare è mio fratello

Il mare è mio fratello

Luglio, Broadway, New York. Wesley Martin gironzola per le strade rimuginando su come sia stato poco accorto nel perdere ottocento dollari in sole due settimane. Ha speso tutto in cibo, donne e divertimenti vari e adesso conserva in tasca pochi spiccioli. Compra una mela, poi un sigaro, si gode il sapore del fumo seduto su una panchina, ma non è soddisfatto, ha ancora voglia di divertirsi. Entra in un locale e adocchia una ragazza, Polly. Si punzecchiano con uno scambio di battute e lei lo invita a sedersi al tavolo tra i suoi amici. Wesley nel corso della serata conversa con Bill Everhart, l’intellettuale del gruppo, insegnante alla Columbia che si lascia andare a lunghi discorsi su politica e proletariato. La serata procede bene, la notte pure e all’alba Wes si sveglia nel letto con Polly, a casa dell’amica Eve, dove tutti si sono riuniti per continuare la festa. Va a fare due passi col professore e ha occasione di parlare un po’ di sé, gli racconta di avere ventisette anni e fare parte della Marina mercantile da sei. Il mare è il suo mondo. Si è arruolato quando il suo matrimonio è andato a rotoli a causa della perdita di un figlio. Everhart al contrario ha un lavoro sicuro, un tetto sulla testa e una famiglia, ma è infelice e insoddisfatto. Vorrebbe qualcosa di più, più soldi per curare il padre, più emozioni, scoprire quale sia il suo scopo nella vita. Qualche chiacchiera, qualche altra birra e la decisione è presa. Si arruolerà nella Marina mercantile e viaggerà per il mondo, così da accumulare soldi ed esperienze. L’idea di partire per la Groenlandia col suo nuovo amico lo eccita. Everhart è emozionato e terrorizzato allo stesso tempo, nel giro di ventiquattro ore ha conosciuto Wes e cambiato vita, nel giro di ventiquattro ore si ritrova con il suo nuovo amico a fare l’autostop per raggiungere Boston e imbarcarsi sul piroscafo “Westminster”...

Jack Kerouac (1922/1969) intraprende nel 1942 un lungo viaggio a bordo del piroscafo “Dorchester” della Marina mercantile e durante la traversata decide di tenere un diario che intitola Viaggio in Groenlandia, nel quale descrive con ricchezza di dettagli le numerose figure umane, “compagni sguatteri”, con cui è costretto suo malgrado a interagire e rispetto alle quali di sente diverso, una sorta di emarginato intellettuale. È in questo che l’insoddisfatto Bill Everhart gli somiglia. Bill è affascinato da quella che ritiene essere una “robusta fratellanza d’uomini”, riconosce la forza intrinseca del codice marinaresco, le regole dell’equipaggio, la collaborazione necessaria che va oltre le idiosincrasie personali o sarebbe impossibile sopportare la convivenza forzata a bordo della nave. Nell’introduzione al volume Dawn M. Ward analizza attraverso gli appunti e gli scritti di Kerouac le ragioni delle sue scelte di contenuto e di stile: “Come tutti i miei lavori Il mare è mio fratello affermerà la presenza della bellezza nella vita, bellezza, dramma e senso...”. È nel 1943 che inizia a scrivere con disciplina (quello che definisce il metodo Realtà Suprema) e via via invia i brani a Sebastian Sampas, da lui considerato “il mio fratello poeta pazzo”, il solo in grado di comprenderne la scrittura e dargli i giusti suggerimenti. Il breve romanzo dedicato al viaggio sul Dorchester occupa solo la prima parte di questo volumetto, nella seconda parte sono raccolti diversi scritti giovanili, inediti, di Kerouac, buttati giù negli anni in cui frequentava Sampas e il gruppo dei Prometheans. Tra i testi si trova il racconto giallo del 1939 I fratelli, a cui segue una bozza di storia mai conclusa e senza titolo. Viene riportato Il diario di un egocentrico, scritto negli anni della Columbia, emblematico per capire l’iniziale confusione di idee (numerose le introduzioni preparatorie) e la smania di scrivere “milioni e milioni di cose”. Kerouac ambisce a diventare un “uomo di lettere” ed è la ragione per cui vive osservando il mondo, così un giorno potrà scriverne sulla base della memoria. Segue il testo Mi scelgo un altro bar e brani autobiografici sui periodi a New York e Washington. Infine agli Young Prometheans, gli amici con cui discuteva di letteratura e arte, è dedicata la terza parte del volume, che include vari scritti di Sebastian Sampas e una carrellata di foto, di sicuro interesse per i lettori più affezionati a Kerouac.