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Il matrimonio delle sorelle Weber

Il matrimonio delle sorelle Weber
È il febbraio 1842. Siamo a Salisburgo, la città di Wolfgang Amadeus Mozart. Sophie Weber apre l’armadio. In fondo c’è una scatola cilindrica, di legno sottile. La apre. All’interno c’è un cappello da sposa. Apparteneva a sua sorella. Il velluto bianco è ingiallito, ma i fiori resistono ancora. Sembrano di carta antica. Fragili. È stata la stessa Sophie a occuparsi di quella decorazione. È stata lei a farlo indossare a sua sorella. Sotto al cappello ci sono anche delle lettere. Ma Sophie non ha intenzione di leggerle. Rimane col cappello in grembo, per un po’. E intanto il tempo passa. È il 1777. Siamo a Mannheim. Fridfolin Weber scruta dall’alto le scale. Sono cinque rampe. Di legno. Scricchiolante…
È un ritratto storico dettagliato e credibile quello che è alla base del romanzo in questione, che si distingue anche per altre caratteristiche. In primo luogo va sottolineata la capacità di creare con tratti mai ridondanti o didascalici un’atmosfera accattivante sin da subito, e inoltre è notevole la caratterizzazione dei personaggi, soprattutto, è evidente, di quelli femminili. La prosa è limpida, lo sviluppo narrativo articolato e coerente, le modalità espressive come una foto ben scattata, a fuoco: è un romanzo compiuto, portato a termine dalla guida di una mano sicura che è stata in grado di governare appieno la materia della sua storia, organizzandola in maniera tale da renderla leggibile e piacevole.