
Il giovane Cristiano VII si aggira infelice e preda di attacchi di panico e rabbia nella Corte di Danimarca. Ha appena undici anni quando la sua istruzione viene affidata al precettore svizzero François Reverdill, che con grande fatica arriva a comprendere gli stati d’animo del giovane e il suo linguaggio in codice, dovuti in massima parte alla crudele educazione impartitagli dal conte Detlev Reventlow, il suo tutore, prodigo di punizioni corporali ai limiti della tortura, umiliazioni e pressioni psicologiche tali che riescono a distruggere mentalmente il principe. Alla morte del re Federico V, nel 1766, Cristiano non solo diventa sovrano ma è anche costretto a sposare la quindicenne Caroline Mathilde, principessa inglese. La presenza a corte della giovane e gli obblighi matrimoniali lo devastano e il disprezzo della moglie per la sua presunta malattia mentale è palese. Unico sfogo del re è l’amante Caterina Palanchina, che diventa una presenza imbarazzante a corte, fino a quando la regina madre Giuliana e il consigliere Ove Høegh-Guldberg non la esiliano in Europa, tenendo la faccenda nascosta al re. Quando Cristiano lo scopre decide di partire per un lungo viaggio alla sua ricerca, mascherandolo come un viaggio di studio e svago. Saranno sempre più acute le crisi di rabbia e le violente scenate del re: in pubblico è taciturno, nelle sue stanze passa dall’apatia alla follia distruttiva ed è a questo punto che gli viene affiancato un medico personale. È il 5 aprile del 1768, Johann Friedrich Struensee e Cristiano VII cominciano a legare le loro esistenze e a turbare la Corte…
Amalgamando i documenti e le testimonianze di ambasciatori, statisti e intellettuali dell’epoca e insaporendo il tutto con sapiente licenza letteraria, Per Olov Enquist ricostruisce i quattro anni del “tempo di Struensee”, quando attraverso seicentotrentadue decreti firmati dal medico di Corte a nome del re, la società danese fu travolta dai cambiamenti. Appena quattro anni, un processo rapido, forse troppo, che venne spazzato via con l’arresto e la condanna a morte di quest’uomo animato da idee illuministe, taciturno, onesto, affascinante. La sua integrità, la volontà di operare senza allontanare i nemici e renderli inoffensivi, senza ricorrere a corruzione ed eliminazioni sommarie, lo hanno portato alla rovina. Gli uomini retti sono vulnerabili, la stessa Caroline dà voce a questa convinzione: “E se questi buoni non erano in grado di uccidere e distruggere, allora il bene restava senza difesa”. Il bene non è in grado di proteggere sé stesso se non trova il coraggio di essere cattivo. A Struensee è contrapposto il male, incarnato dalla figura di Guldberg, ossessionato dalla purezza, ostile al peccato, disposto all’inganno pur di salvare, secondo la sua personale visione, la Danimarca. Eccitato dalla regina quindicenne comincia a covare l’odio per colei che non può avere e che si getta tra le braccia del bel medico. La descrizione di Guldberg, della sua passione senza sfogo e la sua ossessione per l’innocenza e il peccato, ricorda la figura del prete Frollo nel celebre Notre-Dame de Paris. Uomini mediocri, quieti in castità finché una scintilla non li costringe a mettersi in discussione. Considerato uno dei più abili drammaturghi contemporanei, Enquist ha dichiarato in merito a Il medico di corte di aver solo voluto raccontare “una storia d’amore”, adoperando come cornice il contesto storico danese del settecento. Un testo frutto di impegnative ricerche e un lungo lavoro che, come altre sue opere, denota la capacità dell’autore di dare nuova vita a uomini e donne del passato.