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Il medioevo e il fantastico

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Il volume – titolo originale The monster and the critics – raccoglie i saggi e le conferenze che John Ronald Reuel Tolkien ha scritto o letto fra il 1931 e il 1959 durante la sua attività di professore e filologo. Le sei conferenze sono state trascritte nel 1983 dal figlio Christopher e riguardano i due ambiti di studi che Tolkien ha frequentato per tutta la sua vita: lingua e traduzione (Tradurre Beowulf, Beowulf: Mostri e Critici, Galvano e il Cavaliere Verde, Inglese e Gallese); mitologia, fiabe e arte del racconto (Sulle fiabe, Un vizio segreto). A sé stante, specialmente per il carattere squisitamente autobiografico, rimane la trascrizione del discorso che ha tenuto a Oxford in occasione del suo pensionamento. Nonostante la materia delle conferenze sia innegabilmente specialistica, il libro non è per niente limitato agli addetti ai lavori, come filologi e studiosi di lingue vari ed eventuali. The monster and the critics conserva il suo fascino anche per chiunque, per esempio, sia interessato a scoprire i retroscena che hanno portato alla creazione della Terra di Mezzo o ai personaggi del Silmarillion. In particolare, mostra tutto l’amore (e non è un’iperbole) che Tolkien ha conservato per tutta la vita nei confronti delle lingue, delle parole e dei nomi…

In ogni conferenza, l’autore ha inserito dettagli autobiografici e considerazioni personali riguardo le sue opere preferite, il suono di una parola in una determinata lingua, alcune saettanti intuizioni che avvicinano The monster and the critics più ad un memoir che ad un testo universitario di filologia. A titolo di esempio, Un vizio segreto è una simpatica dichiarazione d’amore all’arte, per stessa ammissione dell’autore, inutile e infruttuosa, di inventare lingue per il gusto estetico fine a sé stesso di inventarle. Alcune conferenze, come Tradurre Beowulf, vedono predominare il Tolkien professore e filologo, pur conservando il suo modo sorprendente di parlare e di raccontare anche un argomento apparentemente iper-specialistico come le varie sfumature di eacne (parola che nel sassone antico significa, fra l’altro, “grande” o “immenso” o “straordinario”). Il professor Tolkien era famoso a Oxford, nella prestigiosa e apparentemente sacra Università, per il suo carattere estroso e la sua indole irresistibilmente anticonformista. In più di un’occasione, anche ufficiale (e compare appunto, all’interno del libro, in Sulle fiabe), Tolkien non ha risparmiato parole insofferenti per il mondo accademico stantio, ingessato, convenzionale, monotono e sterile. Era famoso, inoltre, per le sue trovate: si racconta che, durante una festa, si sia travestito da orso polare e che fosse sua abitudine fare scherzi ai colleghi di facoltà.