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Il meglio deve ancora venire

Sofia ha sessantasette anni e cerca di combattere l’inevitabile incalzare del tempo come può: segue assiduamente un corso di aquagym per mantenersi tonica, beve tisane dal gusto discutibile e cerca di non essere mai troppo “all’antica”. La sua è una storia come tante, tra un ex marito traditore seriale e una figlia ventiseienne, Ginevra, studiosa ma difficile da gestire. È proprio la figlia che, con una notizia del tutto inaspettata, manda in frantumi tutti i buoni propositi della madre di condurre una vita tranquilla. La sua dolce e un po’ folle bambina si è innamorata ed è in procinto di sposare Gustavo, affascinante uomo di settant’anni compiuti. Un fulmine a ciel sereno, non solo per la notevole differenza d’età che porta Sofia a vergognarsi di quella ex figlia modello che l’aveva resa spesso orgogliosa, ma anche per un fattore che ha poco a che vedere con la razionalità: l’attrazione fisica che lei stessa scopre di provare nei confronti del promesso sposo di sua figlia. In un susseguirsi di eventi che porteranno i due a conoscersi sempre meglio, fino a scoprire di avere un passato che li accomuna, questo curioso triangolo non farà che evolversi, tra lo sgomento delle amiche fidate di Sofia e l’incomprensione verso un rapporto di coppia così atipico…

Ci sono libri che funzionano - pur magari nella loro leggerezza - e libri che invece no. Il libro della Brunetta, ahimè, fa parte di questa seconda categoria. La trama non aggiunge niente di nuovo ad altre storie già viste o scritte sull’argomento differenza d’età – basti pensare al successo di Scusa ma ti chiamo amore di Moccia. Anche se in questo caso non si parla solo di vent’anni di differenza ma di due persone appartenenti a due generazioni completamente diverse, il succo è sempre lo stesso per tutto il libro: Sofia sdegnata, poi le sue amiche, poi il suo ex marito e così via, mentre i due piccioncini sembrano pronti a sfidare il mondo intero con il loro amore. Se già la trama traballa, i personaggi non fanno che peggiorare la situazione, a partire dalla stessa Sofia, voce narrante dell’intera storia. Le azioni che compie sono senza un filo logico, spesso liquidate nel giro di una frasetta presa e buttata lì, ancora più spesso in contrasto con ciò che sosteneva fino a un paragrafo prima. Non si parla più di personaggi, ma di stereotipi letterari, senza per giunta una storia che li renda credibili. Il libro scorre, ma solo perché è di una leggerezza a tratti estenuante, fin quasi a banalizzare degli argomenti che avrebbero potuto e dovuto essere approfonditi meglio. L’infatuazione di Sofia per Gustavo, che avrebbe potuto dare al libro quel tocco in più, va e viene secondo i suoi cambi d’umore e rimane sempre superficiale. In conclusione, un libro la cui lettura non dona alcun sentimento particolare al lettore, e per giunta il cui stile lascia spesso a desiderare.