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Il mio lungo viaggio

Il mio lungo viaggio. 90 anni di storie vissute

L’Italia all’alba degli anni Trenta era veramente molto diversa da quella di oggi: basti pensare che una persona su cinque non sapeva neppure scrivere la propria firma e che la speranza di vita era di soli cinquantadue anni. Non c’erano antibiotici, si operava praticamente senza anestesia, l’acqua corrente e il bagno in casa erano un lusso, non esistevano i supermercati. Il piccolo Piero era molto affascinato dalla lattaia e dai materassai, ma provava una sensazione diversa – assai vicina ad un grato senso di colpa – per il carbonaio (che viveva in uno scantinato buio sotto il palazzo e giorno e notte spalava il carbone e lo gettava nelle caldaie) e per la balia friulana che lo aveva allattato, Adalgisa. Di automobili allora ce n’erano veramente poco, le strade e i marciapiedi delle città erano quasi tutti sgombri. Le cose cominciarono a cambiare quando fu messa in commercio la Fiat Topolino, la prima utilitaria: ne acquistò una anche il padre di Piero. “(…) Fu un grande evento: vennero dalla Fiat a consegnarla (…). Nel cortile del condominio mio padre, che aveva preso da poco la patente, mise in moto ma confuse la frizione con l’acceleratore. La Topolino partì come un razzo, andando a schiantarsi contro la lamiera ondulata di un garage. Ci fu un boato tremendo: tutti i condomini uscirono sui balconi. Mia madre venne fuori dall’auto con il cappello di traverso e un ginocchio sanguinante. La Fiat venne a riprendersi l’auto: aveva fatto solo dieci metri”...

Giunto alla veneranda età di novant’anni, un mito assoluto del giornalismo, della televisione e della divulgazione scientifica italiani si racconta, lasciando correre liberamente la memoria, rinunciando finalmente a un po’ della sua proverbiale riservatezza. È lo stesso Angela a spiegarlo nella sua introduzione: “Il libro racconta le mie esperienze di lavoro, il dietro le quinte di oltre mezzo secolo di televisione, con storie curiose, drammatiche, divertenti. Ma per la prima volta rispondo anche a certe domande che spesso mi vengono rivolte in occasione di incontri o conferenze e che riguardano la mia vita, la mia formazione, gli inizi in RAI, il pianoforte, persino la mia infanzia”. Raccolte con la collaborazione della fidata Gabriella Ungarelli, le memorie di Angela sono assolutamente godibili: dagli anni drammatici della Seconda guerra mondiale alla passione per il jazz e il pianoforte, dagli inizi in RAI nel 1951, al trasferimento a Parigi per nove anni e poi a Bruxelles e in giro per l’Europa per altri quattro anni che fu decisivo per la sua formazione culturale e professionale, dalla prima trasmissione in Mondovisione nel 1962 alla nascita della Commissione Europea già sin da subito ben lontana dal sogno di un’Europa unita, dalla scoperta dell’incredibile welfare dei Paesi scandinavi alle pericolose missioni in Yemen, Israele, Iraq, Vietnam, Unione Sovietica, dagli incontri con tanti personaggi famosi alla rivoluzione del telegiornale nel 1968, dal racconto dell’allunaggio alla passione per la divulgazione scientifica e il documentario, dalla lottizzazione politica della RAI alla nascita di Quark e del CICAP, da Beppe Grillo a Berlusconi e viceversa. Dalla lettura – piacevolissima e veloce – vien fuori la storia di un uomo moderno, razionale, molto british e innamorato della Natura e della Storia che, come un nonno, si racconta e ci racconta il passato per indicarci la strada verso il futuro. Unica nota dolente, la copertina del libro: il bellissimo primo piano di Angela scattato da Leonardo Céndamo dell’edizione 2017 ha lasciato il posto in questo Oscar Mondadori ristampato nel 2022 dopo la scomparsa di Angela a un fotomontaggio veramente cheap.