
Cinque volte ho visto / sul fondo di una baia stretta / nove nasi a forma di alabarda / che sparavano per aria / la tenera aurora...
Questa storiella è opera mia... nel senso che l'ho ottenuta io stesso sfogliando (rigorosamente a caso) le alette multicolori de Il mio magico pentolone delle meraviglie. Oltre a questa ce ne sono almeno altre 4 milioni potenzialmente disponibili (sul numero di combinazioni, lo ammetto, ho preso per buono il dato dell'editore). Il trucco di questo “meravigliosa” macchina narrativa è una trovata tipografica. Ventuno pagine fatte a fettine dentro una robusta legatura ad anelli metallici, 5 gruppi di alette variopinte a ciascuno dei quali è affidata una funzione logica diversa. Dall'alto verso il basso (nel senso di lettura). Complemento di tempo: “una volta”, “due volte”, ... Di luogo: “in via Ariosto”, “sotto le lenzuola”, ... Soggetto: “due rospi bugiardi”, “tre api nere e viola”, ... Predicato verbale: “che facevano arrosto”, “che ciucciavano”, ... Complemento oggetto: “cento chioccioline”, “le dita dei miei piedi”, ... La 22° pagina è bianca, pronta a ospitare le invenzioni del bambino di turno. L'idea, già collaudata col precedente La mia piccola officina delle storie (con un'aletta in meno però), ricorda un po' gli esperimenti di poesia automatica dei surrealisti, con le parole chiuse nei bigliettini. Anche qui i prodotti del caso hanno a volte un quid realmente letterario, involontariamente lirico e insospettabilmente Bello. Non resta che rimestare nel pentolone per cavare fuori raccontini bizzarri sempre nuovi che danno soddisfazione nature oppure possono servire da ingrediente segreto per fiabe insuperabili. Naturalmente l'inesauribilità del libro è soltanto sulla carta. Sfido il più entusiasta tra i lettori ad andare oltre un millesimo della sua potenzialità. Basta in ogni caso a dare ai più piccoli (dai 3 agli 8 anni direi) un saggio della possibilità della parola di evocare situazioni e mondi, quelli sì inesauribili. A proposito, sentite questa: "Una volta ho visto / in un grande armadio a muro / sei dromedari che innaffiavano piano / venti famosi artisti". Bella eh?
Questa storiella è opera mia... nel senso che l'ho ottenuta io stesso sfogliando (rigorosamente a caso) le alette multicolori de Il mio magico pentolone delle meraviglie. Oltre a questa ce ne sono almeno altre 4 milioni potenzialmente disponibili (sul numero di combinazioni, lo ammetto, ho preso per buono il dato dell'editore). Il trucco di questo “meravigliosa” macchina narrativa è una trovata tipografica. Ventuno pagine fatte a fettine dentro una robusta legatura ad anelli metallici, 5 gruppi di alette variopinte a ciascuno dei quali è affidata una funzione logica diversa. Dall'alto verso il basso (nel senso di lettura). Complemento di tempo: “una volta”, “due volte”, ... Di luogo: “in via Ariosto”, “sotto le lenzuola”, ... Soggetto: “due rospi bugiardi”, “tre api nere e viola”, ... Predicato verbale: “che facevano arrosto”, “che ciucciavano”, ... Complemento oggetto: “cento chioccioline”, “le dita dei miei piedi”, ... La 22° pagina è bianca, pronta a ospitare le invenzioni del bambino di turno. L'idea, già collaudata col precedente La mia piccola officina delle storie (con un'aletta in meno però), ricorda un po' gli esperimenti di poesia automatica dei surrealisti, con le parole chiuse nei bigliettini. Anche qui i prodotti del caso hanno a volte un quid realmente letterario, involontariamente lirico e insospettabilmente Bello. Non resta che rimestare nel pentolone per cavare fuori raccontini bizzarri sempre nuovi che danno soddisfazione nature oppure possono servire da ingrediente segreto per fiabe insuperabili. Naturalmente l'inesauribilità del libro è soltanto sulla carta. Sfido il più entusiasta tra i lettori ad andare oltre un millesimo della sua potenzialità. Basta in ogni caso a dare ai più piccoli (dai 3 agli 8 anni direi) un saggio della possibilità della parola di evocare situazioni e mondi, quelli sì inesauribili. A proposito, sentite questa: "Una volta ho visto / in un grande armadio a muro / sei dromedari che innaffiavano piano / venti famosi artisti". Bella eh?