Salta al contenuto principale

Il mio nome è Nessuno - La trilogia

Il mio nome è Nessuno - La trilogia

“Colui che è odiato” è il significato del nome che il giovane principe di Itaca, Odysseo, porta. Un nome maledetto scelto da un uomo, suo nonno Autolykos, di cui raramente – se non attraverso le dicerie della balia o dei servi – ha sentito parlare. Non ne ricorda nemmeno l’aspetto, eppure in Odysseo la voglia di fargli visita cresce e nel momento in cui interroga suo padre a proposito, ne parla in modo naturale. “Quando andiamo a fare visita al nonno?”. Perché, non è forse naturale per un ragazzo voler vedere suo nonno, voler ricevere da lui doni, farsi raccontare storie? Non è forse naturale la voglia di vivere qualcosa di diverso rispetto la pace dell’isola in cui si è cresciuti? Autolykos, dal canto suo, lo aspetta da anni, memore di un invito fatto il giorno della sua nascita: una battuta di caccia sul Parnaso non appena gli fossero spuntati i primi peli di barba. Odysseo non fa altro che aspettare quel giorno. Andare da suo nonno significa diventare un uomo e significa, dunque, avere storie da raccontare, poter sognare di correre sul mare, combattere, conquistare tesori, diventare finalmente l’uomo che è suo padre Laerte, di cui gli aedi cantano le imprese meravigliose. Per il re di Itaca però queste sono solo storie. Meglio così, forse. La verità non è poi così interessante e spesso credere ad una bella storia è meglio che conoscere la verità da cui né mortali né dei si possono salvare…

Valerio Massimo Manfredi con quest’edizione omnibus tira i fili di un discorso sul ritorno che era iniziato nel 1990 con l’uscita de L’oracolo, quello che poi, nel 2017, sarebbe diventato l’epilogo della sua trilogia su Ulisse. Qui le tre parti del romanzo si saldano tra loro attraverso una fitta rete di richiami interni che contribuisce ad allargare gli orizzonti dello spazio e del tempo, per scrivere una storia che affonda le sue radici in una Grecia antica e favolosa, sfondo delle prime due parti, e che si dimostra capace in modo brillante di dilatarsi fino ai giorni nostri nell’epilogo. Come aveva fatto per Alessandro Magno in Aléxandros, Manfredi rielabora il personaggio di Odysseo raccontando in prima persona la vita dell’eroe multiforme e fornendo agli appassionati del genere un protagonista imperfetto nel suo essere umano. Accattivante e acuta è la prima parte, in cui Manfredi getta le fondamenta del personaggio trattando della sua giovinezza fino alla guerra di Troia, e conferma poi, con la seconda parte, una lettura brillante anche per chi già avvezzo al racconto del nostos allontanandosi quasi completamente dalle reminiscenze accademiche. Meno intensa la terza parte, più distaccata da quella passione per l’antico che caratterizza la letteratura di Manfredi. Più macchinosa forse, ma non per questo meno riuscita. L’intera trilogia alla fine avvalora la straordinaria abilità dell’autore di riportare in vita la memoria di grandi eroi, senza cadere nella tentazione di diventare una mera riscrittura.