Salta al contenuto principale

Il mio passato è un fiume malvagio - Lettere 1946-1973

Il mio passato è un fiume malvagio. Lettere 1946-1973

1948. Dopo essersi trasferito dal Texas – infestato da “orde di scorpioni giganti, tarantole, zecche, pulci penetranti e zanzare” nonché “pantegane grosse come opossum” e dove ha rimediato un ritiro della patente per guida in stato di ebbrezza e uno per atti osceni in luogo pubblico – Bill si è trasferito a New Orleans. Ha comprato un terreno agricolo nella valle del Rio Grande, ci coltiveranno cotone e lui spera di farci un gruzzoletto. In tutti i terreni del Rio Grande lavorano braccianti messicani entrati illegalmente negli Stati Uniti grazie all’aiuto e alla connivenza dei proprietari terrieri (Burroughs compreso, ora). Le libertà civili di questi poveri braccianti vengono calpestate ogni giorno: spesso devono lavorare con il fucile puntato addosso (letteralmente, non figurativamente) perché un ritardo anche minimo nella raccolta del cotone può significare la perdita della merce e del guadagno. Chi smette di lavorare e prova ad andarsene, si becca una pallottola. “In breve è probabile che, dal punto di vista etico, ora che sono un coltivatore rispettabile la mia situazione sia più confusa di quando spacciavo”. Burroughs acquista un palazzetto nel Quartiere francese della città più grande della Louisiana: in un appartamento vivrà lui e l’altro lo affitterà, ma ce l’ha con i controlli e la burocrazia: “(…) al diavolo i controlli sull’affitto… Imporre a una persona cosa può e cosa non può fare con la sua stessa proprietà è il Socialismo Antimaericano”…

Adelphi pubblica in un unico volume a cura di Ottavio Fatica le due raccolte di corrispondenza di William S. Burroughs uscite negli Stati Uniti rispettivamente nel 1993 con la curatela di Oliver Harris e nel 2012 del criticatissimo Bill Morgan. Centinaia di lettere indirizzate tra gli altri anche a Truman Capote, Allen Ginsberg, Jack Kerouac, Timothy Leary, Norman Mailer. Le missive dei primi anni raccontano i viaggi di Burroughs in Messico, i primi giorni della Beat Generation (che comunque non viene mai nominata) a New York, l’ammirazione profonda per Wilhelm Reich, la droga, i giovani prostituti di Tangeri, la pubblicazione di Junkie, il suo primo libro, poi la scrittura di Pasto nudo, l’amore ossessivo e non corrisposto per Allen Ginsberg. Le lettere successive ci portano a Parigi – Burroughs nel 1959 viveva al numero 9 di rue Git-le-Coeur, l’indirizzo che sarebbe diventato noto come Beat Hotel – e alla relazione sentimentale e collaborazione artistica con il britannico Brion Gysin su una varietà di procedure sperimentali sui testi e sulle immagini (è in questo periodo che viene perfezionata la celebre tecnica del cut-up). Pur sottolineando che tra le numerose raccolte di corrispondenza di scrittori pubblicate negli scorsi decenni, questo Il mio passato è un fiume malvagio non si segnala per particolari valori letterari, va detto che è uno strumento essenziale per dare profondità all’analisi del percorso artistico e umano di uno dei più interessanti e originali autori del Novecento.