
Giugno, scuole chiuse, un piccolo paese e i ragazzi a giocare in piazza, a calcio o riuniti nel Gran Cerchio per decidere l’avventura della giornata, come può essere lo sfidare il divieto dei grandi e andare al fiume con i suoi mulinelli e i suoi gorghi. Un po’ in disparte, a osservare i compagni far gruppo e partecipare, c’è un tredicenne di nome Simone: non sa giocare a calcio, non partecipa alle riunioni del Grande Cerchio, e quando è a casa è vessato dal fratello Alessandro, di poco più grande ma di smisurata presunzione e arroganza: ovviamente il padre, sindaco del paese, stravede per Alessandro e trascura Simone, tranne quando deve cercare qualcosa che ha smarrito, allora Simone diventa d’improvviso importante, anche solo per poco. Questa è la sua grande abilità: Simone trova le cose che gli altri perdono in giro. A scuola, per strada, a casa. Guarda negli angoli e ad altezze e prospettive a cui gli altri non badano. Un giorno, passeggiando nel bosco, Simone nota una nuvola luminosa danzare tra gli alberi. Pensa sia un alieno, a lui piacciono gli alieni, ha visto E.T in televisione e legge racconti di fantascienza. La nuvola, man mano che si avvicina, si colora della luce di tante piccole lucciole, attratte da un uomo elegante, là in mezzo al bosco. Simone si avvicina, e l’uomo gli sorride, dice di chiamarsi Prospero, le lucciole danzano con lui. Forse l’estate ha fatto incontrare a Simone un amico prezioso.