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Il mistero del London Eye

Ted, Kat e Salim, tre ragazzi. I primi due sono fratelli, l’ultimo è il cugino. Siamo a Londra, ai nostri giorni; Salim è arrivato in visita con la madre in casa degli zii. Non si vedono da qualche anno e l’atmosfera è piuttosto tesa; la madre di Salim è divorziata e non ha buoni rapporti con la sorella, madre di Ted e Kat. La prima cosa che i ragazzi decidono di andare a vedere è il London Eye, la grande ruota panoramica della città. Per uno strano caso Salim sale da solo sulla ruota: sono le 11.32 del 24 maggio, come annota Ted. Da quel momento i cugini e i familiari non sapranno più nulla di lui. Costretti a chiamare la polizia e, in seguito, anche la stampa per fare un appello agli eventuali rapitori, vivono giorni di angoscia e di disperazione, senza avere mai notizie certe. Le ricerche della polizia proseguono, ma anche Ted e Kat si danno da fare...

Il bellissimo Il mistero del London Eye è un libro perfettamente riuscito dal punto di vista narrativo: cattura il lettore fin dalle prime pagine, scorre senza intoppi e il livello di  tensione si mantiene alto fino alla fine. In apparenza, le giornate si susseguono senza cha accada nulla di rilevante, in realtà sempre più dettagli vanno a completare il puzzle della scomparsa di Salim. La voce narrante è Ted, ragazzo diverso dagli altri, di cui però non si nomina mai chiaramente la disabilità, anche se ne vengono descritte le caratteristiche: ha una passione sfrenata per la meteorologia, indossa l’uniforme scolastica anche quando è in vacanza, porta la stessa camicia se la madre non provvede, e non ha amici. Ma soprattutto, non conosce il linguaggio del corpo, non capisce la mimica facciale e non sa decodificare le emozioni di chi gli sta vicino, né cogliere il senso di una metafora. Non sa nemmeno dire le bugie. Il suo cervello gira su di un sistema operativo totalmente diverso da quello delle altre persone. E sarà proprio lui, alla fine, ad arrivare alla soluzione del mistero. Scritto dall'autrice e attivista inglese Siobhan Dowd (scomparsa purtroppo alcuni anni fa), il libro ha un target trasversale, rivolto indubbiamente ad un pubblico di ragazzi, ma ricco anche di elementi capaci di attirare gli adulti, dai temi affrontati (disabilità, multiculturalità e rapporti familiari) alle caratteristiche letterarie (una scrittura scattante ed ironica). Se n'è accorta la giuria del Premio Andersen che lo ha meritatamente scelto quest'anno come "Miglior libro oltre i 12 anni".